“L’Età dei Lumi” e l’antisemitismo moderno

E’ ancora una volta il 27 gennaio, il giorno che è diventato più che della Memoria, quello del trionfo dell’odio per gli Ebrei. Quest’anno in più una novità: oltre ai propositi ingiuriosi, riversati a fiumi sul web, oltre alle scritte, più o meno sgrammaticate, che negano la Shoah, ai parallelismi infami tra Israele e i nazisti, si è aggiunto un gesto tipicamente mafioso: tre teste di maiale sono state recapitate alla Sinagoga Maggiore di Roma, al Museo di Cultura ebraica e all’Ambasciata di Israele.

Non c’è nulla da fare, la Memoria non sarà mai condivisa. Tutto è stato scritto, tutto è stato detto. Cio’ che appare più che chiaro è che quelle due parolette “mai più” non hanno nessun significato, sono mero conformismo. Che possiamo fare? Poco, molto poco se non cercare di capire bene che cosa sta succedendo, capire il “fenomeno” che ormai non è più proprio tale ma è diventato piuttosto consuetudine, discorso ovvio e condiviso.

Vediamo per esempio che ne dice David Turner, in questa sua riflessione apparsa sul Jerusalem Post del 6 ottobre 2011.

….Nella metà del XVIII secolo, gli Ebrei rappresentavano un “interrogativo” per i filosofi e un “problema” per i raggruppamenti nazionali che si stavano trasformando in Stati-nazione . In Francia la popolazione era quasi interamente francofona e cristiana, con una storia e una cultura generale condivisa . Questo modello si applicava a tutta Europa . Quindi, cosa fare degli Ebrei che condividevano lingua e storia , ed erano una nazione a parte?

L’antisemitismo , alimentato da stereotipi teologicamente fondati, è stato assorbito quasi senza consapevolezza dalla cultura laica emergente. Nel corso del tempo la “scienza” ha sviluppato teorie sempre più elaborate per descrivere gli Ebrei e il loro posto in Occidente e, dalla fine del 19esimo secolo , gli eugenisti americani hanno sposato l’evoluzione darwiniana con la genetica mendeliana per arrivare a una classificazione delle “razze” dell’uomo . Il bianco del Nord Europa, ideale ariano , non a caso ha rappresentato il massimo livello di evoluzione umana . Per l’eugenetica tedesca “l’Ebreo” non si collocava soltanto nella parte inferiore della scala umana , ma al di fuori dell’homo sapiens .

In che momento gli eugenetisti tedeschi , sotto la guida e l’incoraggiamento dei loro insegnanti americani entusiasti ( vedi Stefan Kühl , The Nazi Connection: Eugenetica , razzismo americano , e  nazionalsocialismo tedesco ) , hanno concluso che gli Ebrei erano parassiti , agenti patogeni non-umani , non puo’ essere stabilito con precisione . Quello che è certo è che l’eugenetica combinava, nel 20 ° secolo, “scienza” e tecnologia e le trasformava in una forma già letale di antisemitismo, in grado di raggiungere la soluzione al “problema Ebraico” dell’Occidente una volta per tutte .

Al tempo della Riforma, la Chiesa vide gli Ebrei potenzialmente allineati all’apostasia protestante del 15 ° secolo. Nei paesi cattolici gli Ebrei furono costretti a vivere in ghetti murati e ad indossare abiti e simboli di identificazione. Se la Riforma vide il ritorno degli Ebrei alla persecuzione medievale, l’Illuminismo e il Laicismo resistettero alla promessa di liberazione. L’Età dei Lumi libero’ la maggior parte dell’Occidente dalla schiavitù feudale, ma gli Ebrei continuarono ad essere, in sostanza, sgraditi.

Diderot , collaboratore e redattore principale della famosa Encyclopédie (1765 ) scrisse che gli Ebrei sono ” una nazione ignorante e superstiziosa “, mentre Voltaire , nel suo Trattato sulla Tolleranza ( 1763) che gli Ebrei sono “la più detestabile [ nazione ] che abbia mai macchiato la terra … ” E ancora , nel suo Dizionario scrisse che gli Ebrei sono ” le persone più imbecilli sulla faccia della terra , i nemici del genere umano , i più ottusi , assurdamente crudeli  … In breve , troviamo in loro solo un popolo ignorante e barbaro , che a lungo ha unito l’avarizia più sordida con la superstizione più detestabile e l’odio più invincibile per ogni popolo da cui sono tollerati e arricchiti . ”

Nella sua lettera di Memmio a Cicerone , ( 1771) Voltaire ha scritto , ” Loro, ( gli Ebrei ) sono  tutti nati con un fanatismo furioso nei cuori , così come i Bretoni e i Tedeschi sono nati con i capelli biondi . Non sarei affatto sorpreso se queste persone dovessero un giorno diventare mortali per la razza umana … ” L’anno dopo aver scritto il Memius Lettera, Voltaire ha scritto , ” Voi [ gli Ebrei ] avete superato tutte le nazioni nelle bugie impertinenti , nella cattiva condotta e nella barbarie . Vi meritate di essere puniti , perché questo è il vostro destino . ” Entrambe le citazioni sono apparse nella lettera di Arthur Hertzberg, sul New York Times del 30 settembre 1990) .

Propaganda nazista

Centosessanta anni prima che la Germania eleggesse Adolf Hitler , Voltaire aveva già concluso che gli Ebrei sono “mortali per la razza umana.” La sua conclusione che gli Ebrei , ” meritano di essere puniti , perché questo è il vostro destino ” è preso quasi verbatim da Agostino , che lo tramandava dal Vangelo di Matteo.

Tali osservazioni riguardanti gli Ebrei appaiono regolarmente negli scritti dei filosofi e Voltaire non si stancava mai di diffonderle . Ma come spiegare che sia lui che Diderot e la maggior parte dei filosofi , l’avant -garde della liberazione dell’Europa dalla superstizione e dai pregiudizi , dall’intolleranza e da quella che percepivano come l’oscurantismo della religione, abbiano potuto importare, senza esitazione, 1.700 anni di pregiudizio antiebraico nel loro modello “razionale ” e laico per la società moderna ?

Propaganda nazista in lituano, paragona lo stalinismo agli Ebrei: “l’Ebreo è il tuo eterno nemico”

La risposta più semplice è che noi siamo , individualmente e collettivamente, il prodotto del nostro tempo . La nostra visione del mondo è influenzata da ciò che ci circonda , il nostro pensiero e il comportamento modificati dalle circostanze , ma basati sull’esperienza storica . L’Illuminismo ha rappresentato la ribellione contro la precedente struttura sociale gerarchica , l’autoritarismo di una società feudale basata sulla religione . Ma la ribellione stessa è il prodotto , erede della storia pregressa della società , compresi i suoi pregiudizi .

Gli stereotipi sono una comoda, spesso necessaria scappatoia che funge da lubrificante del rapporto sociale. Basati sull’esperienza o ereditati, gli stereotipi possono essere superati, ma cio’ richiede sforzo e continua autocritica ….

27 momenti di odio

Il termine  “Sionismo” fu coniato nel 1890, da Nathan Birnbaum. Con il termine in generale si intende il movimento nazionale per il ritorno del popolo ebraico alla sua patria. Ebrei di tutte le convinzioni – sinistra, destra, religiosi e laici – hanno formato il movimento sionista e lavorato insieme per raggiungerne gli obiettivi.

L’uso distorto che ne è stato fatto, ha finito per far dimenticare il principio chiaro e semplice che lo aveva ispirato. Lo scrittore Abraham Yehoshua, scrisse su La Stampa del 25/11/2010:

“In primo luogo il sionismo non è una ideologia. Ecco infatti la definizione di ideologia secondo l’Enciclopedia ebraica: «Ideologia è un insieme sistematico e organico di idee, di principi e direttive in cui trova espressione il particolare punto di vista di una setta, di un partito o di un ceto sociale».

Secondo tale chiara definizione il sionismo non può e non deve essere considerato un’ideologia poiché, come sappiamo, sia in passato che al presente, ha rappresentato una piattaforma comune a idee sociali e politiche differenti e persino contraddittorie. Il sionismo auspicava e prometteva un’unica cosa: fondare uno Stato ebraico. E ha mantenuto questa promessa soprattutto, sfortunatamente, in seguito al fenomeno dell’antisemitismo.

Il sionismo cercava di disegnare un quadro del futuro Stato ebraico, del suo carattere, del suo ordinamento politico, dei suoi confini, dei suoi valori sociali, del suo atteggiamento verso le minoranze e altro ancora. Tutti questi temi erano aperti fin dall’inizio a decine di interpretazioni e di posizioni politiche e sociali degli ebrei giunti in Israele e, naturalmente, agli sviluppi e ai cambiamenti in atto in ogni società umana.

Una volta fondato lo Stato ebraico – Israele – l’unico residuo attivo e significativo del sionismo è il principio della Legge del Ritorno! Vale a dire che lo Stato ebraico, oltre a essere controllato e governato mediante il Parlamento da tutti i suoi residenti in possesso di nazionalità israeliana, è ancora aperto a qualunque Ebreo che ne voglia richiedere la cittadinanza.

Un’analoga Legge del Ritorno esiste anche in altri Paesi: in Ungheria, per esempio, in Germania e in altri….Quando nel 1947 le Nazioni Unite decisero di creare uno Stato ebraico non destinarono una parte della Palestina solamente ai seicentomila Ebrei che vi risiedevano al tempo. Il presupposto morale era che tale Stato avrebbe dato rifugio a qualunque Ebreo lo richiedesse.

Un israeliano – Ebreo, Arabo o altro – che si definisce non-sionista è un cittadino che si oppone alla Legge del Ritorno. E questa opposizione è legittima come qualunque altra opinione politica. Anti-sionista è chi vuole invece cancellare retroattivamente lo Stato di Israele e, a eccezione di sette estremistiche ultra-ortodosse o circoli radicali nella diaspora, non credo che molti Ebrei sostengano questa convinzione.”

“Il sionismo nasce da un motivo ancora più profondo della sofferenza ebraica. Si è radicato in una tradizione spirituale ebraica il cui mantenimento e sviluppo sono per gli Ebrei la base della loro sopravvivenza come comunità. ” Albert Einstein definiva cosi’ l’importanza del sogno sionista per gli Ebrei, sul Manchester Guardian, il 12 ottobre del 1929.

Continua Yehoshua:

“Tutti i temi importanti e fondamentali in corso di dibattito in Israele – l’annessione o la non annessione dei territori occupati, il rapporto tra la maggioranza ebraica e la minoranza araba, quello tra religione e Stato, il carattere e i valori della politica economica e sociale o persino l’interpretazione di eventi storici del passato – sono analoghi a quelli affrontati anche da altre nazioni in quanto toccano l’identità dinamica e in continua evoluzione di ogni popolo e Paese.”

E allora, se Israele si trova ad affrontare né più e né meno i problemi che la maggior parte delle nazioni nel mondo si sono trovate ad affrontare, perché è diventato l’icona del “Male”, dello “Stato Canaglia”, impareggiabilmente più demonizzato di quegli Stati nei quali ancora i diritti dell’Uomo, la parità tra i generi, l’integrazione, la democrazia sono ben di là da venire?

“No all’antisemitismo “anche quando esso si travesta da antisionismo”. Giorgio Napolitano lo diceva già nel 2007! “Antisionismo, ha detto il capo dello Stato, “significa negazione della fonte ispiratrice dello stato ebraico, delle ragioni della sua nascita, ieri, e della sua sicurezza oggi, al di là dei governi che si alternano nella guida di Israele”.

Bene, allora siamo tutti d’accordo che la demonizzazione di Israele non puo’ essere considerata “legittima critica a un governo” e che dare il nome di antisionismo al proprio antisemitismo non migliora la faccenda? Allora come definire certe manifestazioni? “tlv faces” ci mostra “27 momenti di Israelo-fobia” e come spesso succede le immagini parlano direttamente.

*Una protesta fuori dell’Ambasciata di Israele a Londra si trasforma in battaglia

* Il bambino porta un cartello con la frase: “Per la pace nel mondo Israele deve essere distrutto” a Londra, Trafalgar Square

* Manifestazione in una delle principali piazze di Copenaghen; al minuto 0:41 un bel saluto nazista. Al minuto 01:10 un manifestante dice in danese:

“Vogliamo uccidere tutti gli Ebrei, tutti gli Ebrei dovrebbero essere uccisi, non hanno diritto di esistere!”, accompagnato da offese in arabo e danese

*Manifestazione dei Neturei Karta nella Valle del Giordano: “Gerusalemme libera e TUTTA la Palestina, (cioè tutta Israele)” e per paura che non fosse chiaro, l’aggiunta: “Proibire qualsiasi Stato ebraico”

*Pedagogia infantile a San Francisco, California: gli Ebrei sono terroristi

*Attività nei campus americani: Israele è il nuovo nazismo

*In una via americana desiderano globalizzare l’intifada

* Poco fantasiosi studenti americani musulmani: Israele è la nazione mostro assetata di sangue. Conosciamo l’idea da diversi secoli

* In Malesia ci fanno sapere che è Israele il VERO terrorista (paura di essere al primo posto?)

* Jobbik, partito neo nazista in Ungheria, punta sul solido: Israele stato conquistatore e Mossad autore dell’11 settembre

* A Londra sono “tutti Hezbollah” e ovviamente boicottano Israele

* Un iraqeno riceve la Stella di David sulla schiena durante un attacco a St. Louis 

* A Barcellona preferiscono bruciare

* In Indonesia confidano in Allah, che ci pensi Lui

* A New York il nuovo gioco di società è l’attacco all’Ebreo

* Sempre i Neturei Karta che questa volta denunciano un furto

* Paragonare i sionisti ai nazisti strappa anche un mezzo sorriso

* Alla Brandeis University di Boston la Palestina va dal “fiume al mare”

* A Toronto i leader musulmani la fanno corta: Lasciate la Palestina o sarete sparati

* L’Islam dominerà, lo promettono all’America

* Nei campus di Irvine e Santa Cruz, in California, TUTTO quanto riguarda Israele è illegale

* All’Onu qualcuno si accorge che l’accanimento contro Israele è “un po’ troppo”

* Intanto le nuove generazioni si preparano nei campi paramilitari di Hamas

* A Gerusalemme chiedono “basta con la giudeizzazione di Gerusalemme”. Attendiamo manifestazioni contro la francesizzazione di Parigi e la giapponizzazione di Tokio

* Le recite scolastiche in Europa: Palestina libera

* In Norvegia la giornata per la promozione dell’odio contro Israele è diventata tradizione: faccine pulite e sorridenti di adolescenti (tredicenni?) e pompelmi che grondano sangue

* Ad Amsterdam non è che se prendete un taxi dovete per questo scordare che Israele è uno Stato terrorista!

Bene, ecco a voi le “legittime critiche alla politica di uno Stato”.

(Tutte le fonti delle foto all’articolo originale)

Lettera aperta di Bualem Sansal all’Unesco: “Neutralità non vuol dire nulla”

L’Unesco aveva annunciato, per questa settimana, una mostra che avrebbe dovuto tracciare la storia dei 3500 anni di presenza del popolo ebraico in Eretz Israel.

La mostra “Le Genti, il Libro, la Terra: la relazione di 3500 anni del popolo ebraico con la Terra Santa”  avrebbe dovuto tenersi tra il 21 e il 30 gennaio, alla sede parigina dell’Unesco ed era stata organizzata in collaborazione con il Centro Simon Wiesenthal.

Ma in un comunicato, i 22 membri del gruppo Arabo dell’Unesco, hanno fatto presente la loro “preoccupazione per il possibile impatto negativo della mostra sul processo di pace in corso” e l’Unesco l’ha annullata. Ed è più che comprensibile tale preoccupazione! Come avrebbe potuto reggersi in piedi ancora la menzogna degli Ebrei che, senza alcun legame con Eretz Israel, arrivarono dopo la Shoah e colonizzarono? Come avrebbe potuto continuare Nabil Shaath, ex ministro palestinese, a dichiarare – come ha fatto in ottobre – che “gli Ebrei non hanno mai vissuto qui”. “Non esiste una loro storia qui, ma solo una cospirazione colonialista, contro gli Arabi che ci vivevano”.

“Mina il processo di pace”, certo! Ogni verità minerebbe la falsa narrazione araba, pervicacemente portata avanti per quasi settant’anni! E l’Unesco? Ma ovviamente ha annullato la mostra! Far arrabbiare chi detiene il petrolio? Chi si sta comprando, pezzo a pezzo, tutta Europa? Mai! Senza vergogna, Irina Bokova, la direttrice dell’Unesco, ha annullato le prove della presenza millenaria degli Ebrei in Israele.

Bualem Sansal, scrittore algerino, già messo al bando nel suo Paese per aver osato recarsi a un convegno di scrittori a Gerusalemme, senza aver chiesto prima il permesso al suo governo ed aver avuto la colpa enorme di essere rimasto entusiasta della sua visita in Israele e di averlo raccontato, ha scritto una lettera aperta a Irina Bokova, per protestare contro la decisione Unesco.

Lo scrittore Bualem Sansal

Boualem Sansal, Scrittore algerino

Membro del Comitato onorario della mostra « 3500 anni di relazioni del popolo ebraico con la Terra santa»

a

Sig.ra Irina Bokova, Direttrice géenerale de l’UNESCO, Parigi.

Sig.ra Direttrice generale,

Vi indirizzo questa lettera per significarvi la mia sorpresa e il mio disappunto a seguito della vostra decisione di annullare la mostra « 3500 anni  di relazioni del popolo ebraico con la Terra santa», alla preparazione della quale la vostra onorabile istituzione ha attivamente partecipato e che ha accettato di ospitare nei locali della sua sede di Parigi. Questa vostra partecipazione mi aveva dato motivo in più per esser fiero di  far parte del Comitato d’onore, a fianco di eminenti personalità come Elie Wiesel, Esther Coopersmith, Patrick Desbois, Lord Carey di Clifton, Irvin Cotler.

A quanto ne so, la vostra decisione sembra far seguito alla richiesta del Gruppo Arabo all’’UNESCO che ha considerato la mostra negativa ai negoziati di pace e agli sforzi del Segretario di Stato americano, John Kerry, e nuocere alla neutralità dell’UNESCO.

Non posso credere che annullare una mostra culturale nella sede mondiale della Cultura e della Scienza possa favorire i negoziati di pace in corso. E’ come minimo pregiudiziale rispetto al contenuto di questa mostra e sicuramente introduce una difficoltà in più in questi negoziati. La cancellazione della mostra potrebbe essere percepita come un boicottaggio e quindi come una presa di posizione politica. Come scrittore, ho la pretesa di credere che la libera espressione serva alla pace, il confronto delle idee, il dialogo con l’Altro e, come algerino, so bene come l’assenza di democrazia nei nostri Paesi arabi impedisce la pace e nutre la violenza. Spegnere il fuoco in casa propria mi sembra più urgente che combattere una mostra culturale all’altro capo del mondo.

E’ avere una visione ristretta della neutralità di una istituzione domandare alla medesima di non aver nulla ache fare con l’Altro. La neutralità non vuol dire nulla, una istituzione come l’Unesco non deve essere neutra, deve impegnarsi a mostrare tutto, dell’uno e dell’altro: le culture e le fedi degli uni e degli altri. E’ cosi’ che si puo’ stabilire un dialogo proficuo. 

Il Gruppo Arabo potrà ora festeggiare la sua vittoria: sono riusciti a far annullare una mostra con il solo motivo che tratta de l’Altro e hanno fatto comprendere che l’Unesco è dalla loro parte. Ora vorremmo ascoltarli in merito alle negazioni della democrazia nei loro propri Paesi, negazioni che nei soli ultimi tre anni hanno fatto alcune centinaia di migliaia di morti.

Mi dispiace, signora Direttrice generale, che il vostro nome si sia associato a un affare che alla fine ha fatto torto a tutti.

Boualem Sansal

Perché l’antisionismo di oggi è la continuazione del vecchio antisemitismo

L’ultima indagine che ha tentato di analizzare la percezione della popolazione italiana nei confronti degli Ebrei,  è stata presentata nel settembre 2013.  Che cosa ne emerge?

*Emerge una scarsa conoscenza degli Ebrei italiani e della loro vita. Permangono pregiudizi e generalizzazioni.

• C’è un “sapere condiviso ” fatto di luoghi comuni, di sentito dire, di convinzioni senza incertezze

• Quasi mai gli intervistati parlano di un Ebreo: la tendenza è quella di quella di generalizzare un’informazione, un’opinione, un’idea a tutti gli Ebrei… La parola stessa “Ebreo” sembra contenere un portato simbolico che trascina con sé molti stereotipi – sia negativi che positivi – alcuni dei quali millenari.

•E’ difficile per gli intervistati fornire un’immagine organica e coerente dell’Ebreo italiano.

•Nell’immaginario collettivo gli Ebrei sono contemporaneamente vicini e lontani, dentro e fuori, ingroup e outgroup

•L’immagine è confusa, atemporale: passato, presente e futuro sembrano sovrapposti, de-soggettivati.

•Gli intervistati fanno fatica a ragionare sull’Ebreo della porta accanto, l’Ebreo comune, contemporaneo, vivente

I rapporti tra Ebrei e Israele sono percepiti come molto forti e importanti. E’ condivisa la percezione di un legame intenso degli Ebrei italiani con lo Stato di Israele; un legame che passa dai frequenti viaggi al fatto di spedirvi i propri risparmi, ecc. Tale legame solo in alcuni casi sembra superare quello con lo Stato Italiano. La problematicità della relazione tra Ebrei e Israele (ossia tra una religione e un paese diverso da quello di residenza) è accentuata dal fatto che le immagini relative a quest’ultimo si riferiscono in larga parte a scenari bellici, in costante stato di allerta.

L’orientamento degli intervistati verso Israele va dalla critica moderata -tendenzialmente più adulta – a posizioni di contrasto molto dure, più giovanili.

E in chi osserva, spesso non sentendosi rappresentato dalla percezione generale, si riaffaccia sempre la domanda: “Perché?” Perché sembra ovvio il “persistere di pregiudizi millenari”? Perché il legame con Israele deve essere considerato “problematico”? Potrebbe anche non esserci quella risposta certa e chiara che si cerca. Potrebbero essere stratificate le cause: il nuovo sul vecchio, senza soluzione di continuità. Gli studi in merito sono varii e affrontano la questione da diversi punti di vista.

Questo è quello di Elliott A. Green (articolo originariamente pubblicato nel numero di Primavera 2012 della rivista Midstream (New York), tradotto in italiano da Elena Porcelli.

…A parte la presunta storicità di un “popolo Palestinese” ci sono almeno tre modi principali in cui l’antisionismo di oggi – come insieme di idee e temi – conserva l’eredità del vecchio antisemitismo.

1. Il mito del male ebraico, del peccato originale degli Ebrei e del sionismo, ovvero il peccato originale di Israele.

2. La natura estranea degli Ebrei, stranieri ovunque si trovino.

3. Il dominio ebraico sulla società, in un solo Paese o nel mondo.

La credenza nella malignità inerente e irrimediabile degli Ebrei e il peccato originale di Israele.

Se ci focalizziamo sull’antisemitismo europeo, vale a dire occidentale, cristiano, lasciando da parte l’ebreo-fobia di Arabi e musulmani, vediamo che il peccato originale degli Ebrei è l’accusa di aver causato la crocifissione di Gesù, tipicamente descritto come indifeso, innocuo, non pericoloso e intenzionato solo a fare del bene al mondo.

I quattro Vangeli, presi insieme, malgrado varie contraddizioni e discrepanze, indicano che gli antichi Ebrei hanno provocato la crocifissione di Gesù da parte dei Romani. Tuttavia, Joel Carmichael (ex direttore di Midstream) ha fatto notare che diversi frammenti di una narrazione diversa, di una diversa caratterizzazione di Gesù, sono ancora sparsi in tutti e quattro i Vangeli. (Joel Carmichael, The Death of Jesus (New York 1963). In un punto si cita la frase di Gesù: “Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti percuote la guancia sinistra, tu porgigli anche la destra”.(Matt. 5:39 VUC).

Tuttavia, in un altro punto dice al suo pubblico: “Non sono venuto a portare la pace, ma una spada” (Matt. 10:34). Inoltre, uno dei suoi seguaci è descritto come Zelota, (Matt. 10:4), un altro è chiamato “Roccia” (Simone detto Pietro = Roccia; Matt. 4:18,10:2), altri due sono i fratelli detti Boanerges, cioè “Figli del tuono” (Marco 3:17; forse dall’ebraico Bney Ra`ash). Inoltre, si legge che ha rovesciato i tavoli dei cambiavalute. E questo basta su Gesù il pacifista. Non di meno, la tradizione cristiana insiste su un Gesù pacifista, innocente e innocuo. Questa caratterizzazione di Gesù è stata egemone nei secoli E in questo modo la visione di Gesù come mite e innocente ingrandisce l’orrore verso gli Ebrei, che avrebbero spinto i Romani a crocifiggerlo

Il “peccato originale” degli Ebrei fa sorgere la convinzione della loro inerente malvagità. Hyam Maccoby e Joshua Trachtenberg hanno entrambi analizzato “il mito della malignità ebraica”. Il primo ha considerato questo mito nel cristianesimo delle origini, in numerosi libri e articoli, il secondo si è occupato degli stereotipi medievali, ancora prevalenti nel Ventesimo secolo, nel suo ; The Devil and the Jews (1943) (Il diavolo e i giudei NdT).

Può essere superfluo sottolinearlo, ma l’odio verso gli Ebrei, basato sulla crocifissione, è continuato con forza nei tempi moderni. Consideriamo alcune resistenze ai cambiamenti proposti da papa Giovanni XXIII ai dogmi cattolici riguardo agli Ebrei, durante il concilio Vaticano II, 1962-1965. Ecco un’espressione di questo atteggiamento da parte del giornale cattolico francese La Croix (La Croce NdT), specificamente diretta contro l’emancipazione degli Ebrei:

“Ammettere gli Ebrei nella società cristiana è come dichiarare che il deicidio, per il quale portano una maledizione perpetua, non ha più a che vedere con la nostra generazione. Ma se noi siamo cristiani, loro restano maledetti”. (La Croix, 6 XI 1894) (Quoted in Michele Battini, Il Socialismo degli imbecilli (Torino: Bollati Boringhieri 2010), p 21)

Georges Montaron, direttore del settimanale francese cattolico di sinistra Témoignage Chrétien (Testimonianza cristiana) aggiornò il quadro della crocifissione fatta dagli Ebrei fino ad arrivare alla guerra dei Sei Giorni. Nell’estate del 1967, poco dopo la guerra, scrisse:

“Se Tel Aviv [vale a dire, Israele] ha bisogno di soldi, i miliardari si riuniscono ai piedi del Golgota.” (Témoignage Chrétien, (31 August 1967), p 4.)

Golgota, teschio in Aramaico, (Calvario in italiano Ndt) è il nome della collina dove Gesù è stato crocifisso, secondo il Nuovo Testamento. I super ricchi, i miliardari (e si sa che tutto il denaro lo possiedono gli Ebrei) appoggiano gli atti di crocifissione di Israele, primo fra tutti la guerra dei Sei Giorni. Montaron ha avuto la virtù di esplicitare quello che altri insinuavano, magari in modo laico e inconsapevolmente. In altre parole è possibile che autori dichiaratamente “laici” o “di sinistra”abbiano condiviso il paradigma della crocifissione presente nella mente di Montaron.

L’idea di un “popolo Palestinese” è emersa nei primi anni Sessanta, ma l’etichetta non è diventata dominante sui media che dopo la guerra dei Sei Giorni. Questa nozione ha trasformato concettualmente gli Arabi della Palestina in un popolo separato. Di conseguenza, questo gruppo di Arabi poteva essere visto come “vittima” nella lotta tra gli Arabi e Israele. Questa nozione lasciava gli Stati arabi fuori dal palcoscenico della politica, dietro le quinte, nascosti dietro la scenografia, malgrado le loro popolazioni, armamenti, petrodollari e influenza all’ONU fossero molto maggiori di quelli di Israele, tralasciando il sostegno degli altri Paesi islamici e l’influenza politica derivante dal controllo di una materia prima fondamentale, il petrolio.

Questa idea comprendeva anche una forma di identificazione tra questa parte del mondo arabo e Gesù (nelle menti occidentali), che sarebbe stata quasi impossibile, se in Occidente avesse continuato a prevalere l’idea pan-arabica di una sola grande nazione araba. La nozione fumosa dei “Palestinesi” come in qualche modo connessi con gli Arabi ma separati da essi, ha favorito la visione che identifica questi particolari Arabi con un Gesù collettivo. Anch’essi sono innocenti, pacifici, innocui e crocifissi dagli Ebrei, vale a dire da Israele, che rappresenta collettivamente tutti gli Ebrei. Georges Montaron intitolò un editoriale “Gesù Cristo, un profugo palestinese.” (Témoignage Chrétien (18 December 1969). On the “Christianization . . . of the Palestinian people,” see Information Juive, December 2009)

Bene Israel

Questa visione è diventata comune negli ambienti anti israeliani, in particolare, ma non solo, in quelli ecclesiastici. Tra i più laici, questa visione tendeva a essere un paradigma inconscio. La nozione di “popolo palestinese” ha progressivamente preso forza, dopo la guerra dei Sei Giorni, permettendo all’opinione pubblica di dimenticare che il conflitto armato reale era iniziato come una guerra pan-araba contro l’indipendenza degli Ebrei in Israele, iniziata poco dopo la raccomandazione, da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, del Piano di Partizione, il 20 novembre 1947. In verità, il ruolo militare degli Arabi palestinesi, nelle prime quattro guerre arabo israeliane – 1947-49, 1956, 1967, 1973 – è stato relativamente piccolo.

Se esaminiamo le rappresentazioni dei telegiornali, per esempio la BBC, i “Palestinesi” subiscono ripetutamente l’equivalente di una crocifissione da parte di Israele. Ogni sera, le trasmissioni televisive sugli scontri tra Arabi e Israeliani, la violenza degli Arabi contro Israele e/o civili israeliani e la repressione o la difesa di Israele di fronte a questa violenza, ci fanno vedere una Via Crucis. I “Palestinesi”, il Gesù collettivo, subiscono di continuo la Passione. Il medioevo è ritornato con forza, in veste religiosa e laica.

I rappresentanti e i capi dell’OLP hanno compreso il vantaggio di identificare Gesù come un Arabo palestinese. Il giornale ufficiale dell’Autorità Palestinese ha scritto: “Non dobbiamo dimenticare che il Messia [Gesù] è un Palestinese, il figlio di Maria la palestinese ” (Nov. 18, 2005). Per altro, questa affermazione non ha assicurato un buon trattamento per gli Arabi cristiani che vivono nelle zone controllate dall’Autorità Palestinese. Ma questa è un’altra storia.

Come esempio delle molte trasmissioni d’informazione che sono versioni ripetute della Via Crucis, consideriamo il caso di Muhammad al-Durah. Questa vicenda è stata anche descritta appropriatamente come una calunnia sull’omicidio rituale o una “accusa del sangue”. Ma anche la calunnia sull’omicidio rituale, come la Via Crucis, è una riproduzione della crocifissione. Anch’essa rappresenta un personaggio indifeso, innocuo e innocente, solitamente un ragazzo in età prepuberale, e in questo Muhammad al-Durah corrisponde a Gugliemo di Norwich, Ugo di Lincoln e Simonino di Trento. Di solito gli Ebrei sono accusati di usare il sangue dell’innocente assassinato in un rituale religioso ebraico, per esempio di mangiare il matzot (pane azzimo Ndt) preparato con il suo sangue.

Questo elemento manca dal caso al-Durah, benché compaia nel libello diffamatorio sul sangue diffuso a Damasco nel 1840, nel quale le vittime non erano ragazzini ma un prete e il suo servitore. Un prete, ovviamente, è comunemente rappresentato come innocente. Il vantaggio, per Israele, nel caso di al-Durah, è che il filmato completo dell’evento, compreso il “girato”, mostrato in un’aula di tribunale francese nel secondo processo per diffamazione contro Philippe Karsenty, ma non fornito da France2 quella tragica sera di settembre del 2000, mostra che il ragazzo non è morto nel momento e nel luogo riportati pubblicamente, se è davvero morto. Questo è confermato da altre prove. Pierre-Andre Taguieff, esperto di teorie del complotto e illusioni di massa e, in particolare, di quelle che riguardano gli Ebrei e i complotti giudaico massonici, considera la vicenda di al-Durah parte della tradizione delle menzogne anti-ebraiche, come il falso dei Protocolli dei Savi di Sion. (Pierre-André Taguieff, La nouvelle propagande antijuive, Du symbole al-Dura aux rumeurs de Gaza (Paris: Presses Universitaires de France 2010), pp 366-368.)

Il sangue entra anche nella nozione degli Ebrei come capitalisti blutsaugers (succhiasangue) diffusa nella giudeo-fobia tedesca del Diciannovesimo e Ventesimo secolo, fino alla Shoah e a volte anche dopo quell’orribile evento. Benché oggi il peccato originale di Israele sia spesso identificato con i fatto che gli Ebrei si stabiliscono nelle campagne – etichettato come “colonizzazione” anziché come “immigrazione”- il peccato originale di Israele, dopo la guerra di indipendenza, è stato visto nella presunta espulsione degli Arabi nel 1948. Molte persone hanno stampata nella mente l’immagine dei sopravvissuti alla Shoah, crudeli, insensibili e brutali, diventati a propria volta nazisti, che scendono dalle barche di profughi per cacciare gli Arabi, o – dal 1960 – gli innocenti “Palestinesi” dalle case dove vivevano da tempo immemorabile.

Questa narrazione trascura il fatto che i primi profughi in Israele, durante la guerra degli Arabi per prevenire l’indipendenza israeliana, erano Ebrei, a partire dal dicembre 1947. E i primi profughi di guerra a non poter tornare nelle proprie case sono stati gli Ebrei dei quartieri Shimon haTsadiq, Nahalat Shimon e Siebenbergen Houses di Gerusalemme, cacciati tra il dicembre del 1947 e il gennaio 1948.

Trascura anche le minacce bellicose e assetate di sangue degli Arabi prima e durante la guerra. Per esempio, Abdul-Rahman Azzam, segretario generale della Lega Araba, minacciò –ovviamente in forma di avvertimento: “Questa sarà una guerra di sterminio e un massacro enorme, di cui si parlerà come dei massacri dei Mongoli e delle Crociate. (Quoted in I F Stone, This Is Israel (New York: Boni & Gaer 1948); cf. Akhbar al-Yom (Cairo), 11 October 1947.)

1948, profughi Ebrei

Inoltre, nei primi mesi di guerra, gli Arabi prevalevano nei combattimenti e se ne vantavano molto esplicitamente. Questo fatto oggi viene ignorato, come ciò che ha detto il portavoce degli Arabi palestinesi al Consiglio di Sicurezza (16 aprile 1948): Gli arabi “non negavano” di essere stati loro a “dare inizio ai combattimenti . Avevamo detto a tutto il mondo che avremmo combattuto.” (Quoted by I L Kenen, Israel’s Defense Line (Buffalo: Prometheus 1981), p 53.)

Tutto sommato, è diventato chic vedere gli Ebrei e Israele come nazisti, come se facessero agli Arabi e ai Palestinesi innocenti, quello che i nazisti hanno fatto a loro ecc. Di sicuro, questa convinzione è ben radicata tra gli ebreofobi, le cui menti non potevano accettare che gli Ebrei fossero vittime innocenti della Shoah, vale a dire quelli che provavano risentimento in ogni caso per qualsiasi senso di colpa occidentale riguardo all’Olocausto. Questo sentimento è stato un’ulteriore motivazione per voler vedere i “Palestinesi” come innocenti e, in concomitanza, gli Ebrei come colpevoli di far loro del male. In altre parole, molte persone, in Occidente, sentivano la necessità psicologica di rifiutare – o di spogliarsi di- ogni senso di colpa riguardo all’Olocausto. La nota giornalista francese Catherine Nay ha affermato in televisione: “La morte di Muhammad [al-Durah] cancella, fa sparire quella del bambino ebreo, con le mani alzate davanti alle SS nel ghetto di Varsavia.” (Quoted by Ivan Rioufol, Le Figaro, 13 June 2008.)

L’operazione mentale di vedere gli Ebrei come colpevoli permette a queste persone di conservare un senso di rettitudine, perseverando serenamente nella tradizione giudeo-fobica. Il fatto che il più importante leader degli Arabi palestinesi, Haj Amin el-Husseini, abbia incoraggiato i governi satelliti dei Nazisti nell’Europa dell’Est a mandare i bambini Ebrei in Polonia (dove sarebbero stati tenuti “sotto stretto controllo” come ha scritto (Bartley Crum, Behind the Silken Curtain, New York, 1947; 112.) è ignoto a molti o percepito come irrilevante. La narrazione degli Arabi (e specialmente dei Palestinesi) aiuta a ripristinare e a conservare l’autostima dell’Occidente.

Profughi Ebrei

Già nel dicembre del 1948, un accademico americano, di ritorno dalla riunione dell’UNESCO a Beirut dichiarò che  “ gli Ebrei avevano buttato fuori gli Arabi palestinesi dai loro villaggi e dalle loro città, per riempirli di profughi Ebrei.” (Joseph Dunner, The Republic of Israel (New York 1950), p 160.)…

Stefano Levi della Torre ha sottolineato che è importante tener conto del fatto che “l’antisemitismo è una tradizione; viene trasmesso come una tradizione; va avanti costantemente, anche se con fluttuazioni, come una tradizione. Vale a dire, è un dato antropologico-culturale dell’Europa cristiana e post cristiana.” (Quoted in Battini, p 11.)

Levi della Torre si rende conto che il semplice fatto dell’Olocausto e un’apparente “Europa nuova” non hanno cancellato una tradizione vecchia di secoli. Lo stesso fa Jean-Claude Milner che ha scritto in questo filone un libro dal titolo provocatorio Les Penchants criminels de l’Europe démocratique [le inclinazioni criminali dell’Europa democratica] (Parigi: Verdier 2004).

Nella travolgente confusione intellettuale dei nostri tempi, la nozione di “popolo palestinese”, con le sue varie connotazioni, è diventata una mistica. Brendan O’Neill, un reporter di The Australian, dimostra che la “sinistra” non è esente da questo atteggiamento, questa tradizione, questa mistica. Riferisce dell’ossessione per Israele da parte di una folla che, in teoria, manifestava a Londra a favore degli Egiziani, vittime di repressione da parte del proprio governo. Tuttavia, i manifestanti di Londra dimostrano di essere più interessati a Israele, come simbolo odiato, che alle le sofferenze in corso degli Egiziani reali, anche se esprimono il proprio odio verso Israele idolatrando l’antitesi simbolica di Israele, cioè la Palestina.

Gli oratori hanno fatto fatica a far emozionare la folla per gli eventi in Egitto. Mentre, ogni menzione della parola Palestina suscitava un’eccitazione quasi pavloviana tra i partecipanti. Applaudivano quando veniva pronunciata la parola che comincia con la P, scandendo lo slogan “Palestina libera!”

Questo rivela qualcosa di importante sulla questione Palestinese….è diventata meno importante per gli Arabi e della massima importanza simbolica per gli estremisti occidentali, esattamente nello stesso momento. (Brendan O’Neill –The Australian, 16 febbraio 2011) Gridano: “Palestina libera”; non: “Egitto libero”. È evidente che la fissazione verso Israele, come simbolo odiato, o sulla “Palestina” come oggetto di adorazione è facilitata dall’idea di un popolo Palestinese. È dato per scontato che il “popolo Palestinese” viene ripetutamente crocifisso. E da quelli che hanno crocifisso Gesù. La nozione di “popolo palestinese” è diventata una mistica di sofferenza e lotta.

Pierluigi Battista riassume la mistica che opera in questo caso. Scrive che un atteggiamento mentale diffuso “ha fatto dei Palestinesi –in questi anni e decenni— non un’entità storica, ma l’incarnazione, il paradigma, il simbolo della Vittima. L’emblema del reietto, la sintesi di tutti i “dannati della Terra”. Il popolo per antonomasia che carica su di sé tutte le sofferenze, le atrocità, le angherie, subite dai popoli oppressi. Un simbolo che rimanda necessariamente al suo opposto, all’altro protagonista di un dramma più cosmico che storico, più ideale che reale e concreto: la figura, l’incarnazione, il paradigma del Persecutore. E se ha preso piede una colossale sciocchezza sulla vittima di “ieri” che si trasforma nel “carnefice” di oggi è perché voi, voi antisionisti, avete trovato le basi per delle certezze rassicuranti in questa grottesca rappresentazione del Bene e del Male che si scontrano in una lotta universale… è molto difficile liberarsi da un incantesimo manicheo così tossico.” (Pierluigi Battista, Lettera a un amico antisionista (Milano: Rizzoli 2011), pp 24-25.)

La natura estranea degli Ebrei.

In realtà, inizialmente gli Ebrei sono arrivati in Europa come immigranti, ma la convinzione che l’Ebreo sia un estraneo deriva anche da una tradizione religiosa. Kenneth Stow riflette sull’idea di Corpus Christi, il corpo di Cristo, nell’Europa medievale. Il corpo dei fedeli cristiani faceva parte del corpo di Cristo, e nello stesso modo erano visti i Comuni delle città e le altre entità politiche. ( Kenneth Stow, “Holy Body, Holy Society: Conflicting Medieval Structural Conceptions,” in BZ Kedar and RJZ Werblowsky, Sacred Space: Shrine, City, Land (Jerusalem: The Israel Academy of Sciences and Humanities 1998).

Ovviamente, gli Ebrei non erano e non potevano essere parte del corpo di Cristo. Quindi, erano degli estranei la cui semplice presenza violava la santità del corpo di Cristo. Gli Ebrei sono ancora percepiti come estranei in Occidente, senza dubbio con l’aiuto di governi interessati e di attività di guerra psicologica. È estremamente paradossale rendersi conto di come gli Ebrei fossero percepiti come estranei in molti Paesi europei cent’anni fa. Erano visti come estranei proprio perché erano di origine orientale o asiatica. Ciò significa che gli Ebrei hanno avuto origine in quello che ora si chiama Medio Oriente.

Però, oggi, gli antisionisti affermano ad alta voce che gli Ebrei sono estranei al Medio Oriente e in particolare al territorio storico di Israele. Questa visione sembra radicata tanto nella tradizione occidentale quanto nelle convinzioni degli Arabi musulmani. Certamente, le convinzioni sugli Ebrei, sia nell’ambito occidentale che in quello Arabo-musulmano sono complesse. Alcuni Arabi, soprattutto tra gli islamisti, vedono gli Ebrei di oggi esattamente come i discendenti degli Ebrei del tempo di Maometto, che si opponevano alla sua nuova religione. I jihadisti che navigavano sul traghetto turco Mavi Marmara, nel tentativo di rompere l’embargo di Gaza, favorendo così Hamas, cantavano questa simpatica canzoncina:

Khaybar Khaybar ya Yahud

Jaysh Muhammad sa ya`ud

[Ricordate] Khaybar Khaybar, Ebrei,

l’esercito di Maometto sta tornando

L’oasi di Khaybar, nell’Arabia del nord, era abitata , ai tempi di Maometto, da contadini Ebrei che si rifiutarono di arrendersi alle forze musulmane di Maometto e alla fine furono sconfitti, saccheggiati e uccisi o ridotti in schiavitù. Quindi, combattere contro gli Ebrei non è una novità, nell’immaginazione degli Arabi musulmani. Gli Ebrei sono visti con odio, disprezzo, ma non particolarmente come estranei provenienti da un altro continente.

In realtà gli Israeliti, e poi gli Ebrei, vivono in Medio Oriente da migliaia di anni. Piuttosto sono gli occidentali filo-arabi a vedere più facilmente gli Ebrei come estranei al Medio Oriente e a insistere che essi sono in realtà Europei, se non la quintessenza degli Europei, trasferendo così sugli Ebrei il senso di colpa dell’Europa per il colonialismo. Paradossalmente, come ho scritto prima, 100 o 200 anni fa, gli ebreofobi europei vedevano gli Ebrei come estranei all’Europa. Ora si dice che gli Ebrei sono europei estranei al Medio Oriente. L’accusa di fondo rimane la stessa, anche se il luogo da cui sarebbero estranei si è spostato. Essenzialmente, alcuni li percepiscono come estranei dovunque si trovino.

propaganda occidentale filo-araba

Più di 200 anni fa, Kant e Hegel, i fari della filosofia tedesca, definivano gli Ebrei come orientali inferiori, in quanto asiatici e di conseguenza incapaci di ragione, scienza e progresso. ( Questa visione era meno diffusa in Francia, benché fosse condivisa da Voltaire e d’Holbach. Evidenziando la natura estranea degli Ebrei, Kant ha esplicitamente descritto gli Ebrei tedeschi come “i Palestinesi che vivono in mezzo a noi.” ( Quoted in Robert Misrahi, Marx et la question juive (Paris: Gallimard 1972), p 149.) Questi erano gli inizi dell’ebreofobia post-cristiana, anche se derivata dalle credenze cristiane del Medioevo.

Un esempio delle convinzioni sul luogo da cui gli Ebrei sarebbero per natura estranei è Helen Thomas, una giornalista per lungo tempo molto importante tra i corrispondenti dalla Casa Bianca. Ha esibito una versione particolarmente perversa di questa convinzione antisionista. Ha detto che gli Ebrei che vivono in Israele dovrebbero “andarsene dalla Palestina” e “tornarsene a casa loro”. Quando le hanno chiesto quale fosse la “casa” degli Ebrei, Thomas ha risposto: ”Polonia, Germania…” L’aspetto forse più scioccante delle sue osservazioni è l’affermazione che Polonia e Germania siano “casa” ” per gli Ebrei, dato che ignora migliaia di anni di storia, culminati nei campi di sterminio di Hitler. Inoltre, Thomas sembrava inconsapevole dell’assurdità della sua posizione.

Dopotutto, come Americana nata da genitori libanesi, perché qualcuno, parlando a nome dei Nativi Americani, non avrebbe potuto dirle “tornatene a casa tua in Libano”? Di nuovo, come Georges Montaron, ha detto esplicitamente qualcosa che molti credono e affermano implicitamente o a voce più bassa.

Sono emerse anche argomentazioni basate sul presunto colore della pelle degli Ebrei, per sostenere la nozione della loro estraneità al Medio Oriente. Negli anni Sessanta, alcune pubblicazioni di estrema “sinistra”, ma anche altre, hanno affermato che gli Ebrei (o sionisti) avevano costruito la propria patria in un paese di “persone non bianche”. Questo insinuava che gli Ebrei fossero “bianchi”, diversamente dagli Arabi “non bianchi”. Questa argomentazione trascurava la tradizionale immagine di sé degli Arabi come “bianchi”, a confronto con i neri. (L’Africa Nera in arabo è chiamata “terra dei Neri” (bilad as-Sudan). Vedi Le Mille e Una Notte, “Shahzaman e Shahriyar”, o “Il Principe incantato” e altre favole . Anche Bernard Lewis, Race and Slavery in the Middle East, New York: Oxford University Press 1990).  Inoltre, il dogma nazista dell’inferiorità dei “non bianchi” non aveva impedito alla maggioranza dei nazionalisti Arabi di allearsi o simpatizzare con i nazisti.

In questo contesto è interessante il romanzo “Trilby”, di George DuMaurier, un best-seller nella Gran Bretagna del 1890, che racconta di un cattivo Ebreo, olivastro e personificazione del male. Il cattivo approfitta di una fanciulla bianchissima e innocente, combinando i temi dell’Ebreo come estraneo di colore scuro e malfattore. È da notare che DuMaurier ha caratterizzato il malfattore olivastro come un Ebreo polacco. (Linda Nochlin & Tamar Garb, The Jew London: Thames & Hudson 1995), Brian Cheyette, “Neither Black nor White: The Figure of the Jew in Imperial British Literature,” pp 31-35, e Tamar Garb, “Introduction: Modernity and the Jew,” p26.

Propaganda occidentale anti-Israele

Il dominio degli Ebrei su una nazione o sul mondo intero

L’idea paranoica del dominio Ebraico è favorita dalle credenze nell’intrinseca malvagità e peccaminosità degli Ebrei e nella loro natura estranea. Ma ha una storia indipendente. La classica dichiarazione dell’aspirazione degli Ebrei a dominare il mondo, il falso e il plagio, I Protocolli dei savi di Sion, ha avuto un immenso impatto omicida. Norman Cohn ha descritto quest’opera come un Warrant for Genocide (Mandato di genocidio Ndt) nel titolo del suo libro sull’argomento. Il suo impatto è stato enorme. Negli Stati Uniti, Henry Ford, il ricco fabbricante di automobili, sulla base dei Protocolli, ha prodotto la propria opera ebreofobica, che ha intitolato The International Jew (L’ebreo internazionale Ndt). I Protocolli sono usciti da un certo contesto ideologico e storico. Non si sono materializzati dal nulla.

Già nel 1806, Louis de Bonald, un aristocratico francese e cattolico che agognava il ritorno dell’ancien régime, aveva messo in guardia contro gli Ebrei emancipati che ottenevano potere politico, perché questo avrebbe portato alla dominazione Ebraica. (Battini, pp 34, 37.)  Nel 1845, Alphonse Toussenel, un socialista, seguace di Fourier, ha illustrato la questione con più efficacia. Ha intitolato il suo libro, ispirato a Bonald, Gli Ebrei, re del nostro tempo, (Les Juifs, Rois de l’époque). Alla fine del Diciannovesimo secolo, l’importanza degli Ebrei, emancipati da non molto tempo, nella vita economica di vari Paesi occidentali, suscitava fantasie di dominio ebraico. (Battini, pp 21-22)

vignetta antisemita

John Buchan ha scritto in merito a una fantasia di questo genere in Gran Bretagna, all’inizio della Prima Guerra Mondiale. Questo romanziere, autore di gialli con intrigo internazionale, ha messo gli Ebrei in cima alla gerarchia di quelli che complottavano per scatenare una guerra mondiale. Il narratore di Buchan riferisce quello che ha sentito da un misterioso interlocutore. I cospiratori Ebrei comprendono sia anarchici sia capitalisti.

“Gli anarchici volevano veder sorgere un nuovo mondo, I capitalisti volevano ramazzare gli shekel (quattrini NdT) e far fortuna comprando le rovine. Il capitale…non aveva né coscienza né patria. Inoltre, dietro di esso c’era l’Ebreo e l’Ebreo odiava la Russia più dell’inferno…”

“. . .l’Ebreo è ovunque ma lei deve scendere in fondo alla scala di servizio per trovarlo. Prenda qualsiasi grande impresa tedesca. Se ha degli affari con essa, il primo uomo che incontra è il principe von e zu Qualcosa, un giovanotto elegante…ma non conta un tubo. Se l’affare è grosso, lo supera e trova un individuo prognato della Westfalia, con la fronte bassa e i modi di un porco. È l’uomo d’affari tedesco che fa tanta paura ai giornali inglesi. Ma se ha un lavoro davvero importante ed è determinato a raggiungere il vero capo, scommetto dieci contro uno che la mettono davanti a un piccolo Ebreo pallido, su una poltrona di vimini e con lo sguardo di un serpente a sonagli. Si, caro signore, quello è l’uomo che proprio ora governa il mondo, e ha il coltello puntato sull’impero dello Zar, perché sua zia è stata oltraggiata e suo padre frustato, in qualche posto sperduto lungo il Volga. Non potei evitare di dirgli che i suoi Ebrei e i suoi anarchici non sembravano aver guadagnato molto terreno.“ (J Buchan, The Thirty-nine Steps (Edinburgh: Blackwood 1915); capitolo 1] (traduzione italiana I trentanove scalini Newton Compton)

In Germania, dall’altro lato, non molto dopo la I Guerra Mondiale, i Tedeschi mettevano in guardia contro la dominazione Ebraica, rifacendosi ai Protocolli. Ancora, anni dopo la fine del potere nazista nel 1945, uno dei più importanti leader politici dell’Europa Occidentale e della Comunità Europea, Charles De Gaulle, ha esplicitamente definito gli Ebrei “un popolo dominatore.” (Raymond Aron, De Gaulle, Israel and the Jews (London 1969), p 9, 22)

Mentre i i Protocolli –diventati famosi nel Ventesimo Secolo—avevano proclamato di rivelare un complotto ebraico per ottenere il domino del mondo, nel XXI° Secolo Stephen Walt e John Mearsheimer, accademici specializzati in relazioni internazionali, hanno sostenuto che Israele e gli Ebrei avevano già conquistato il dominio sulla politica del Medio Oriente. Questa era l’ambizione della loro “relazione di lavoro” pubblicata sulla London Review of Books, poi ampliata e pubblicata come libro, o quello che anni fa era definito un non-libro, The Israel Lobby.

Non spiegavano perché – se Israele e i suoi amici esercitavano un’egemonia sulla politica degli Usa in Medio Oriente – l’amministrazione Bush (anticipando Obama) aveva affermato che gli Ebrei, che vivevano oltre la linea dell’armistizio del 1949, fossero “un ostacolo alla pace”. Il loro libro o non-libro è ridicolo in sé e non può essere considerato una ricerca o un’analisi seria, nonostante la precedente reputazione di Walt e Mearsheimer. È stato in generale stroncato da critici che vanno da Walter Russell Mead ( Walter Russell Meade, “Jerusalem Syndrome,” Foreign Affairs November-December 2007) e Martin Peretz, a Jeffrey Goldberg e persino da accademici anche loro ostili a Israele.

I comunisti americani una volta hanno sostenuto che Israele fosse “un’appendice del Dipartimento di Stato” uno strumento dell’imperialismo degli Usa. Questo non era vero quando i comunisti l’hanno affermato, negli anni Cinquanta e Sessanta. Adesso, chi sta a sinistra rovescia il discorso: cioè, spesso. sostengono che gli Ebrei e/o Israele controllano la politica estera americana in Medio Oriente, a danno degli interessi degli USA; Quindi, per così dire, il governo degli Stati Uniti sarebbe “un’appendice” di Israele.

Tuttavia, a sostenere che gli Ebrei (o i sionisti) controllino gli Stati Uniti sono da molto tempo i nazisti americani e “gli ultra destri”. Questi ultimi amavano l’acronimo ZOG, che significa “Zionist-Occupied Government.” (governo occupato dai sionisti Ndt) Ora assistiamo allo spettacolo dei sostenitori della sinistra che fanno l’eco ad argomentazioni “di destra” o “neonaziste”.

Walt e Mearsheimer hanno reso accettabile l’idea del controllo Ebraico per molti che si considerano ben pensanti. Walt e Mearsheimer sono stati coloro che –più di chiunque altro– hanno gettato un ponte tra la “L’ultra sinistra” e l’“ultra-destra” su questo argomento, grazie alla loro “relazione di lavoro” –disponibile su Internet- e successivamente con il loro libro. Le critiche di Obama e del Segretario di Stato Clinton al fatto che degli Ebrei vivano in Giudea, Samaria o a Gerusalemme Est non riescono a convincere il Vero Credente che Israele non controlla la Casa Bianca. L’irrazionalità rifiuta la ragione e i fatti. Ed è impossibile persuaderla.

Gli anti sionisti di oggi seguono vecchi temi, vecchi paradigmi e archetipi dell’antisemitismo, dell’ebreofobia. Vino vecchio in bottiglie nuove.

Non credi all’antisemitismo? Dai uno sguardo alle vignette satiriche

Il Nuovo antisemitismo è il concetto secondo il quale una nuova forma di antisemitismo si è sviluppato nel tardo 20 ° e all’inizio del 21 ° secolo, proveniente dalla sinistra estrema , l’Islam radicale e l’estrema destra. Tende a manifestarsi come opposizione al sionismo e allo Stato di Israele. Il concetto generale postula che molto di quello che si presume essere la critica di Israele da parte di vari individui e organismi mondiali, equivale a demonizzazione e che, insieme ad una presunta recrudescenza internazionale di attacchi contro Ebrei e simboli ebraici e l’aumento dell’accettazione di credenze antisemite nel discorso pubblico, rappresenta un’evoluzione nella comparsa di credenze antisemite.” 

Uno dei mezzi sperimentati, rivelatisi tra i più efficaci, utilizzati in questa “evoluzione dell’antisemitismo” è l’uso di vignette. Lo sapeva bene la propaganda nazista: il segno va dritto all’obiettivo, evita giri di spiegazioni laboriose, resta impresso per sempre.

I “temi” sono sempre gli stessi: infedeltà degli Ebrei allo Stato nel quale vivono e sono nati, in favore di uno Stato straniero e odioso; potere economico delle lobbies ebraiche sul mondo; insopprimibile voglia di sangue “infedele”; deicidio.

Teorie vecchie? Sorpassate? Niente affatto! E’ stato sufficiente rivedere un po’ la veste grafica e aggiornare (neanche poi tanto) le didascalie al linguaggio moderno.  Pat Oliphant è un cartoonist americano, vincitore del premio Pulitzer nel 1967. In questa sua vignetta Oliphant , mostra una figura senza testa, in uniforme militare, marciare in una specie di “passo dell’oca”, mentre rotola una stella di Davide dalla faccia di squalo feroce contro una minuscola donna etichettata ‘ Gaza ‘ . Il Simon Wiesenthal Center, si espresse cosi’ in proposito:

” Le immagini di questa vignetta imitano la velenosa propaganda antisemita  nazista e sovietica ” “Sono state vignette come questa che hanno ispirato milioni di persone a odiare nel 1930 e contribuito a porre le basi per il genocidio nazista “.

la vignetta di Oliphant

Scrive Adam Levick:

“Le vignette devono esprimere idee in un modo facile da capire. Quindi sono spesso accessibili anche a persone che non sanno leggere. Sono anche un modo efficace per trasmettere odio e pregiudizi, compreso l’antisemitismo. L’anti-semitismo nelle vignette è stato studiato, tra gli altri, dal politologo belga Jöel Kotek nel suo libro “Cartoons and extremism”. (London: Vallentine Mitchell, 2009). Le vignette politiche hanno spesso, nel rafforzare gli stereotipi negativi sugli Ebrei, un impatto più immediato di un lungo saggio…. Tradizionalmente il nucleo del discorso anti- semita raffigura gli Ebrei come il male assoluto . La nozione culturale di ciò che significa è cambiata nel corso dei secoli . Nei tempi attuali il male assoluto è spesso espresso con l’accostamento Ebrei o Israeliani= nazisti. Questa accusa è di solito identificata con le virulenti vignette antisemite sui siti estremisti di destra e nei media arabi . Però , è anche il leit-motiv principale delle vignette antisemite nei blog progressisti .”

La Stella di David si trasforma in svastica

L’accostamento Ebrei/Israeliani= nazisti contiene in sé l’idea della spietatezza “genetica”, del potere esercitato al servizio del “Male”, del “divoramento” (i Rom, ad esempio, chiamano Porrajmos, “divoramento” lo sterminio nazista del loro popolo), del sangue. L’Ebreo-Israele è un mostro che divora chiunque gli si opponga.

Israele/Moloch in una vignetta del giornale tedesco Süddeutsche Zeitung

Questa è una vignetta che apparve sul giornale nazista tedesco Der Sturmer, nel 1933. il titolo citava il “pan-ebraismo”: “Una rana è seduta nell’erba verde. Non fa questo, non fa quello, non fa nulla. Ma accecati dal luccichio dell’oro, tutti gli volano in bocca.”

Carlos Latuff è uno dei disegnatori specializzati nella demonizzazione di Israele/Ebrei. Latuff fu il vincitore del secondo premio all’ International Holocaust Cartoon Competition in Iran nel 2006, sotto gli auspici del regime iraniano. Il tema era la derisione della Shoah, la sua negazione o il suo uso invertito.

la vignetta di Latuff, vincitrice del concorso iraniano

Carlos Latuff è un vignettista politico brasiliano, freelance, con una richiesta impressionante da parte di giornali, molti dei quali apertamente antisemiti. Anche se Latuff afferma di essere “solo” anti-sionista, le sue vignette hanno attirato le critiche e le accuse di utilizzo disinibito di “stereotipi giudeofobici”. Latuff è un ottimo esempio per illustrare l’idea dell’Ebreo che si nutre di sangue, lo “spietato parassita”. Nelle sue vignette il sangue è sempre presente, come fosse vitale  per l’Ebreo nutrirsene.

una vignetta di Latuff

La prima “accusa del sangue” contro gli Ebrei, sembra risalire al 40 prima dell’era moderna, ad opera di un certo Apion, un propagandista egiziano che riusci’ con quell’accusa a scatenare un pogrom contro gli Ebrei di Alessandria. Originariamente l’accusa del sangue addossava agli Ebrei il loro impastare le mazoth (il pane non lievitato di Pesach) con il sangue dei bambini cristiani.

Aggiornato ai tempi moderni, questo marchio d’infamia diventa Israele che uccide, si “nutre” dei bambini palestinesi. Il discorso si farebbe ampio: il sangue che è il tabù più importante nell’Ebraismo (divieto assoluto di cibarsene), il simbolo della vita, diventa il marchio del “divoramento”, della “consumazione” mortale a danno dei non-ebrei. I Palestinesi prendono il posto dei bambini cristiani, la sostituzione in questo caso diventa quasi ovvia. Per malvagità innata, ma anche per loro interesse economico.

una vignetta di Latuff

ancora Latuff, ancora il sangue al centro del “discorso”

Nel 1934, questa vignetta del Der Sturmen riprendeva lo stesso tema; la didascalia diceva: Svelato il piano assassino ebraico contro i “gentili”. Nel disegno, gli Ebrei raccoglievano in vassoi orientaleggianti, il sangue che stillava dalle gole bianche e pure dei cristiani. Sullo sfondo tre croci, a ricordare il “deicidio”. E “cavar sangue” è espressione utilizzata anche come metafora di “impoverimento”, “dissanguamento economico”, “consumazione”.

Non-umani che mediante violenza e inganno trasformano il resto del mondo, i non-ebrei, i “gentili”, in zombie proni al loro volere. Come ci testimoniano le migliaia di vignette più in voga, utilizzate perfino da grandi testate giornalistiche come il The Guardian. Ne abbiamo un esempio qui, in questa vignetta di Steve Bell: Netanyahu muove come burattini Tony Blair e William Hague, ministro inglese degli Affari esteri, rei di aver pubblicamente chiesto ad Hamas di fermare il suo attacco contro Israele, durante la crisi scoppiata a novembre del 2012.

la vignetta di Bell apparsa sul The Guardian

Blair è una marionetta tragicamente sorridente e con un occhio solo, segno della sua parzialità di giudizio; Netanyahu (che potrebbe quasi ricordare invece Sharon) muove i due burattini con sullo sfondo bandiere israeliane dalla forma di missili e fumo di missili veri. Il tutto presentato come un volantino di propaganda elettorale: Netanyahu avrebbe, secondo Bell, sfruttato questo nuovo scoppio di ostilità come arma da far valere alle elezioni che ci sarebbero state, in Israele, di li’ a pochi mesi.

Scrisse in proposito Walter Russel Mead, quando un giornalista della BBC dichiaro’ che “Gli ebrei americani influenzano la politica estera degli Stati Uniti, il che spiega il sostegno incrollabile di Washington a Israele”:

“… Le menti deboli … sono facilmente sedotte da generalizzazioni interessanti, ma vuote. Il commento attribuito a August Bebel che l’antisemitismo è il socialismo degli sciocchi può essere esteso a molti altri tipi di errori economici e superficiali che le persone fanno. Chi è sconcertato, frustrato e disorientato cerca una grande, semplifice ipotesi che gli possa dare qualche tipo di spiegazione ordinata di un mondo confuso; l’antisemitismo è uno degli inganni luccicanti che attirano il sopraffatto e chi non riesce a  capire.”

quando la satira è ottusa

Sempre sul tema sangue-aggressione-propaganda elettorale, Dave Brown aveva già pubblicato la sua vignetta nel 2003, sul The Indipendent: Sharon divorava bambini palestinesi, mostro nudo in uno scenario di guerra apocalittico. Sul suo membro lo stemma Vota Likud; la didascalia diceva: “Che c’è di strano? Non avete mai visto un politico baciare bambini? ” Vinse il premio  Britain’s 2003 Political Cartoon of the Year Award proprio con quella vignetta.

L’inversione dei ruoli e della storia è tema ricorrente nella “teoria della sostituzione” operata dai cartoonists politicizzati. In questa vignetta ad esempio Latuff si ispira alla famosa foto del bambino ebreo nel ghetto di Varsavia, con le mani alzate, davanti ai nazisti.

e l’originale

Gerard Scarf pubblico’ sul giornale The Sunday Times, uno dei giornali britannici considerati tra i più “seri”, questa vignetta, proprio il 27 gennaio, giorno Della Memoria: Netanyahu in veste di orrido muratore, è in procinto di costruire un muro, impastando i corpi e il sangue dei Palestinesi, su un terreno chiamato “elezioni israeliane” e la didascalia diceva: continuerà la cementificazione della pace? Alludendo fin troppo chiaramente alla “colonizzazione” israeliana.

Manfred Gerstenfeld nel suo libro “Demonizing Israel and the Jews” sostiene che  oltre 150 milioni di Europei hanno accettato una visione demoniaca di Israele. Un sondaggio nel 2011, condotto in sette paesi dall’Università di Bielefeld, a nome della German Friedrich Ebert Foundation, illustra la visione di Israele genocida nei confronti dei Palestinesi, il che significa che l’immagine di Israele=nazisti ha ormai profondamente permeato le principali società europee.

Nel 2003, uno studio di Eurobarometer chiese a un certo numero di  intervistati quali Paesi ritenessero una minaccia alla pace mondiale. Cinquantanove per cento degli europei affermo’ che Israele è una minaccia per la pace mondiale. Nessun altro paese sulla lista fu considerato altrettanto pericoloso da una percentuale così alta di intervistati. L’Iran risulto’ al secondo posto con il 53%, la stessa percentuale della Corea del Nord. Solo l’8% degli europei ritenne l’Unione europea  un pericolo per la pace mondiale. Eppure soldati europei hanno da allora partecipato a importanti attività militari  di gran lunga superiori a quelli in cui Israele è stato coinvolto.

E questo è ancora Latuff sullo stesso tema: Sharon mostro seduto sull’atomica, da una parte prende soldi americani, dall’altra ci massacra poveri, piccoli Palestinesi con un numero tatuato sul braccio. Ma in questa vignetta c’è anche l’accenno alla “blasfemia” dell’Ebraismo, al deicidio. Sharon è definito “anticristo”.

Se gli Ebrei sono “l’anticristo”, i Palestinesi diventano Cristo.

Yeshua diventa Palestinese, Yosef e Mariam diventano una famiglia palestinese vessata dagli “anticristi” Ebrei. Il Muro, ormai cosi’ definita mondialmente la separazione che ha salvato la vita al 90% degli Israeliani, l’ostacolo alla “Buona Novella“.

Cosi’ la propaganda araba sfrutta furbescamente quelli che sono i simboli più forti dell’immaginario cristiano occidentale. La Pietà di Michelangelo è una madre Palestinese con il figlio-Gesù trafitto dall’Ebreo.

Gesù è la Palestina e la Palestina è un martire: Gesù diventa il primo shahid (martire) Palestinese.

“Non dobbiamo dimenticare che (Gesù) il Messia, la pace sia su di lui, è Palestinese, il figlio di Maria la Palestinese, santificato da centinaia di milioni di credenti in questo mondo.” [Al-Hayat Al-Jadida, 18 novembre 2005]

“E ‘stato abbastanza naturale che i Palestinesi si siano levati per salvare i loro santuari [in] Nazareth senza che nessuno abbia pensato  ci possa essere differenza tra un cristiano e un musulmano … nella situazione palestinese, il signore Messia [Gesù] e sua madre [Maria] sono sia galilei che Palestinesi … ” [Al-Hayat Al-Jadida, 9 Marzo 2006]

Gesù … il patriottico e virtuoso antenato palestinese … ha portato avanti il suo Nuovo Testamento e l’ha diffuso tra gli uomini – cio’ portato gli Ebrei a perseguitarlo fino a che non lo presero, lo crocifissero, e lo uccisero ”

Cosi’ l’unico Paese medio orientale nel quale i Cristiani possono vivere in tutta sicurezza e professare la propria fede circondati dal massimo rispetto, diventa il loro persecutore e gli Arabi, nell’iconografia antisemita cosi’ cara all’Occidente delle “teorie della sostituzione” prendono il loro posto.

Non c’è posto per loro, dice la vignetta

Non credi all’aumento di anti semitismo in Europa e nel mondo? Dai uno sguardo alle vignette umoristiche.

Grazie al German Propaganda Archive per le vignette d’epoca nazista

Il colono? E’ solo Ebreo

The Guardian considera tutte le comunità israeliane in Giudea e Samaria (Cisgiordania) e Gerusalemme orientale “illegali” ai sensi del diritto internazionale. Non sono certo gli unici, molti altri media ripetono a  pappagallo questa narrazione, nulla di nuovo.

Tuttavia, dando un’occhiata al Guardian Style Guide  ci imbattiamo in qualcosa di un po’ più difficile da comprendere: la loro definizione di “colono”.

Ecco qua, per il The Guardian, solo gli ebrei israeliani possono essere chiamati “coloni”. Secondo un recente  censimento, ci sono poco più di 8 milioni di cittadini in Israele. Su questa popolazione totale, poco meno di 6,1 milioni sono Ebrei e circa 1,7 milioni sono arabi. (I restanti 345.000 sono cristiani non-arabi , oppure persone di altre religioni e/o senza affiliazione religiosa.) Tra questa popolazione araba, oltre 270.000 vivono in quartieri all’interno di Gerusalemme, che divenne Israele dopo la Guerra dei Sei Giorni (la cosi’ detta  “Gerusalemme Est”, ). Questo numero comprende sia i residenti permanenti che i cittadini a pieno titolo.

Secondo la logica del Guardian, un cittadino israeliano Ebreo che vive in un quartiere di Gerusalemme “Est” (come Sheikh Jarrah, Gilo, French Hill, Ramot, ecc) è un “colono” e vive in una comunità “illegale”. Ma, i cittadini israeliani non ebrei (musulmani, cristiani, ecc) che vivono nello stesso quartiere attraverso la linea verde non sono “coloni” e, evidentemente, non vivono in una comunità “illegale”. Bizzarro no?

Mentre non è chiaro quale termine il Guardian consigli per indicare i non Ebrei che vivono dalla  “parte sbagliata” del confine, è notevole che lo status morale e legale di due Israeliani (entrambi con piena cittadinanza) che vivono nello stesso quartiere – o anche nello stesso caseggiato – sia da considerarsi diverso, basandosi solo sulla religione dello specifico abitante.

Quindi, secondo questo discorso, sono illegittimi solo gli Ebrei che vivono in comunità al di là della linea verde – una distinzione razzista tra Ebreo e non-Ebreo che anche gli organismi internazionali (come la Corte Internazionale di Giustizia) che condanna tali insediamenti “illegali”, non fa.

Il “colono” è solo Ebreo, gli altri sono semplici cittadini. Non si finisce mai di imparare!

Grazie a Cifwatch

Sharon è grave… tornano i falsi miti

No, non è la BBC… era una canzonetta in voga un po’ di anni fa. Dice Wikipedia in proposito:

La BBC (sigla di British Broadcasting Corporation, anche informalmente chiamata dai britannici auntie – zietta, ma molto più spesso Beeb, soprattutto sui quotidiani e sui tabloid britannici), fondata il 18 ottobre 1922 come British Broadcasting Company Ltd., è il più grande e autorevole editore radiotelevisivo del Regno Unito con sede a Londra. La BBC è ritenuta, anche fuori dal Regno Unito, uno dei più autorevoli operatori radiotelevisivi del mondo, anche in ragione delle tradizionalmente rigorose modalità di produzione dei dati giornalistici che l’hanno resa un punto di riferimento per la categoria. 

Pero’,  quando si tratta di Israele le sue “rigorose modalità di produzione dei dati giornalistici” non si discostano poi molto dagli articoletti dei peggiori tabloid in commercio. I “falsi miti” che insistentemente continuano a circolare in merito a fatti e personaggi che hanno contribuito alla storia di Israele, sono ben lungi dall’essere accantonati, se non proprio smentiti.

Esempi ce ne sono a iosa; l’ultimo in ordine cronologico riguarda il peggioramento delle condizioni di salute di Ariel Sharon, da sette anni in coma. Il 1° gennaio, nello spazio Medio Oriente-Europa, tracciando una biografia di Sharon, la BBC scrive:

“A seguito di una ondata di attentati suicidi e attacchi da parte di militanti palestinesi in Israele nel 1990 e oltre, Sharon cerco’ di fortificare lo Stato con la costruzione della controversa barriera in Cisgiordania.”

E’ uno dei falsi più comuni a proposito di Sharon. In realtà, l’idea di una recinzione antiterroristica fu proposta da Yitzhak Rabin dieci anni prima e, nel 1995 Rabin nomino’ la Commissione Shahal per studiarne la fattibilità. Quando il terrorismo palestinese contro i civili israeliani raggiunse il culmine con la seconda Intifada, un gruppo di base apartitico, chiamato ‘Fence for Life‘ si formo’ per spingere il governo israeliano a costruire una barriera protettiva. Sharon, all’epoca a capo del Likud, dovette cedere alla richiesta popolare, nonostante fosse stato in precedenza contrario all’idea.

Ma soprattutto la BBC non si tira indietro nello sfruttare il mito più ricorrente riguardo Sharon: la seconda intifada fu causata dalla sua “passeggiata” al Monte del Tempio! Sono 14 anni che le leaderships Palestinesi si sgolano a dire e ripetere che la seconda intifada non fu “merito” di Sharon, ma che fu programmata minuziosamente per mesi e messa in atto da Arafat. Naturalmente non è solo prerogativa della BBC fare il possibile per mantenere intatto questo falso: il Guardian, per citare un altro “illustre” canale di informazione, si accoda volentieri.

Che frustrazione per la memoria di Arafat che fece della seconda intifada il suo vessillo! Il suo nome non compare nel mito, la colpa esclusiva fu di colui il quale, nell’immaginario collettivo, è stato designato da anni come “il male assoluto”, in contrapposizione a Rabin, vissuto come “l’unico israeliano che voleva la pace”. Sarà forse a causa dell’essere stato, quest’ultimo, ammazzato da un altro israeliano? Possibile.

Scrive Avner Falk sul Jewish Political Studies Review 18:1-2, 2006:

Olivier Nicolle , un altro psicoanalista francese , chiama il discorso moderno dell’antisemitismo una “formazione psichica collettiva” che difende inconsciamente gruppi antisemiti contro l’ansia dei loro conflitti interiori . Nicolle ha sostenuto che l’attuale ondata di antisemitismo europeo è stato accentuato da eventi collettivi di dimensioni nazionali, internazionali e anche mondiali , attraverso i quali trova forme di espressione e di canalizzazione delle sue dinamiche verso un oggetto preciso, chiaramente visibile. Secondo il suo punto di vista, gli  slogan antisemiti contemporanei sono il prodotto di condensazioni inconsce e spostamenti di scene di fantasia collettiva . Questi slogan vanno dal più eloquente , come nel discorso antisemita dell’allora premier malese, Mahathir Mohammed, nel 2003 , fino ai più laconici, come l’equazione tra la stella di Davide e la svastica , dai più violenti , come ” Un Ebreo – una pallottola , ” ai più allusivi, come  ” No al comunitarismo “, una parola francese che allude al “crimine” degli ebrei di organizzarsi in comunità e tradire il loro patto con la Repubblica francese . Una volta proclamati , slogan come “Bush = Sharon = assassino “, acquistano legittimità e diventano ” opinione pubblica” .

Ma torniamo ai fatti: Sharon ebbe la responsabilità per la Seconda intifada? Un rapporto approfondito del Jerusalem Center for Public Affairs di Jonathan Halevi precisava:

“Ampia testimonianze, attuali e retrospettive, dimostrano il ruolo dell’Autorità Palestinese nell’avviare e gestire la Seconda Intifada come un vasto attacco di terrore, progettato per imporre un ritiro unilaterale e incondizionato di Israele, e preparare le condizioni, in previsione della battaglia per la realizzazione della richiesta del ritorno dei rifugiati…. La decisione finale di avviare la seconda Intifada fu presa da Yasser Arafat, immediatamente dopo la conclusione del secondo summit di Camp David, conclusosi il 25 luglio 2000. Le direttive furono diffuse alle forze di sicurezza nazionali, chiedendo loro di prepararsi per la possibilità immediata di iniziare una campagna violenta contro Israele.”

Potrebbe risultare assurdo il credere che cinque anni di guerra feroce, con attacchi sistematici e accuratamente programmati  possa essere divampata “all’improvviso”, “spontaneamente”, vero? Invece il mondo ci ha creduto e i mggiori media nel campo dell’informazione continuano a perpetrarne il mito. Sharon non fece nulla di illegale quando si reco’ al Monte del Tempio, luogo ritenuto sacro da Ebrei e Musulmani. Non cerco’ di entrare nella moschea di Al Aqsa, né in un altro luogo musulmano qualsiasi. Ma, a parte qualsiasi considerazione si possa fare in merito all’opportunità o meno del suo gesto, ci sono le testimonianze della leadership palestinese a chiarire.

Imad Al – Falouji , all’epoca ministro delle Comunicazioni , ha ammesso alla stampa palestinese che la violenza fu pianificata in precedenza della visita di Sharon; il 6 dicembre 2000, il quotidiano palestinese Al-Ayyam riporto’ quanto segue:

“Parlando ad un simposio a Gaza, il ministro palestinese delle Comunicazioni, Imad Al-Falouji, ha confermato che l’Autorità palestinese aveva iniziato i preparativi per lo scoppio dell’attuale Intifada dal momento in cui i colloqui di Camp David si conclusero, questo in conformità alle istruzioni impartite dal Presidente Arafat stesso. Mr. Falouji ha continuato dicendo che Arafat ha lanciato questa Intifada come la fase culminante delle posizioni palestinesi, immutabili nel corso dei negoziati  e che non è da intendersi meramente come una protesta per la visita del leader dell’opposizione israeliana, Ariel Sharon, al Monte del Tempio “.

La dichiarazione di Al- Falouji è stata portata come prova davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ed è di dominio pubblico .

Non fu certo l’ unica occasione in cui al- Falouji ammise che la violenza fu premeditata . Pochi mesi dopo , durante una manifestazione di sostenitori presso il campo profughi palestinese ‘Ein Al- Hilweh in Libano , al- Falouji esplicitamente dichiaro’ che la violenza fu progettata come un modo di ottenere concessioni, ad esempio per il diritto al ritorno dei profughi palestinesi in Israele , che non erano in programma al tavolo negoziale . I suoi commenti appaiono nel libanese al- Safir per il 3 Marzo 2001 :

“Sottolineiamo che la leadership palestinese non firmerà un accordo di pace senza garantire i diritti dei palestinesi , e in primo luogo il diritto al ritorno , la liberazione di Gerusalemme e del suo ritorno alla sovranità palestinese completa . Questi sono i nostri principi fondamentali a cui teniamo e per i quali combattiamo “. ” Chi pensa che l’Intifada sia scoppiata a causa della visita del disprezzato Sharon alla Moschea di Al – Aqsa sbaglia, anche se questa visita è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Questa Intifada è stata programmata in anticipo , sin dal ritorno del presidente Arafat dai negoziati di Camp David , dove ha rovesciato il tavolo del presidente Clinton . [ Arafat ] è rimasto fermo e ha sfidato [ Clinton ] . Egli ha respinto i termini americani e lo ha fatto nel cuore degli Stati Uniti . ” “La mia visita qui in Sud Libano è un chiaro messaggio al nemico sionista. Noi diciamo : Proprio come la resistenza nazionale e islamica nel sud del Libano ha dato [ a Israele ] una lezione e l’ha fatto ritirare umiliato e martoriato , così sarà [ per Israele ] di imparare una lezione dalla Resistenza palestinese in Palestina . La resistenza palestinese colpirà a Tel – Aviv , a Ashkelon , a Gerusalemme e in ogni centimetro della terra della Palestina naturale. (con il termine “Palestina naturale, Al Falouji intende ovviamente tutta Israele N.d.T.) Israele non avrà una sola notte tranquilla. Non ci sarà nessuna sicurezza nel cuore di Israele …. ”

Come lo dovrebbero dire più chiaro di cosi’? All’epoca si scomodo’ anche Marwan Barghouti. In un’intervista rivelatrice nella sede di Londra del quotidiano arabo Al- Hayat ( 29 settembre 2001 ) , Marwan Barghouti , capo del Tanzim, ammise il suo ruolo critico nell’accendere l’Intifada, nell’ottobre 2000, sia in Cisgiordania che a Gaza , così come tra gli arabi israeliani :

“Sapevo che la fine di settembre sarebbe stato l’ultimo periodo ( di tempo ) prima dell’esplosione , ma quando Sharon ha raggiunto la moschea di al- Aqsa , questo è stato il momento più opportuno per lo scoppio dell’intifada …. La notte prima della visita di Sharon , ho partecipato a un panel su una stazione televisiva locale e ho colto l’occasione per invitare il pubblico ad andare alla moschea di al- Aqsa al mattino , perché non era possibile che Sharon raggiungesse al- Haram al- Sharif  e se ne potesse poi andare via tranquillamente . Sono andato ad al -Aqsa al mattino …. Abbiamo cercato di creare scontri senza successo a causa delle divergenze di opinione emerse con gli altri, al momento . … Dopo che Sharon se ne ando’ , rimasi per due ore in presenza di altre persone ; discutemmo le modalità di risposta e di come reagire in tutte le città ( Bilad ) e non solo a Gerusalemme . Contattammo tutte ( le ) fazioni palestinesi . ”

La sera dello stesso giorno , Barghouti viaggio’ nel Triangolo arabo all’interno di Israele, dove avrebbe dovuto partecipare a una conferenza:

” Mentre eravamo in macchina sulla strada per il Triangolo , ho preparato un volantino a nome del Comitato Superiore di Fatah , coordinato con i fratelli ( ad esempio , Hamas ) , nel quale chiamavamo ad una reazione per quanto successo a Gerusalemme . ”

L’ intifada ha poco a che fare con la visita di Sharon e tutto con l’agenda politica degli arabi Palestinesi . Sakhr Habash , membro del Comitato Centrale di Fatah , rilascio’ un’intervista al quotidiano dell’Autorità Palestinese :

” [ L’Intifada ] non è scoppiata , al fine di migliorare la nostra capacità di contrattazione nei negoziati , né come una reazione alla visita provocatoria di Sharon ad Al- Haram Al – Sharif . E’ stata solo la scintilla a quanto accumulato nelle profondità della nostra persone ed è finalizzata ad esplodere di fronte al governo di Barak a causa del problema politico di più di un anno e mezzo – il problema dell’indipendenza. ” QUI

Ancora Barghouti:

Marwan Bargouti , segretario generale del movimento Fatah di Arafat in Giudea e Samaria , ha detto al Jerusalem Times la scorsa settimana , “L’intifada non è iniziata a causa della visita di Sharon “, ma che la violenza “è cominciata a causa del desiderio di porre fine all’occupazione e perché i palestinesi non hanno approvato il processo di pace nella sua forma precedente. ”

Altre dichiarazioni simili: … Mustafa Bargouti , capo del Palestinian Medical Relief Services della PA , ha detto al “Report Palestina ” (2 maggio 2001) che un gran numero di paramedici hanno ricevuto una formazione medica di emergenza, alla vigilia delle violenze : ” Alcune istituzioni , come ad esempio i Servizi Medical Relief , hanno preparato in precedenza i piani per le emergenze . Durante la prima Intifada , abbiamo formato una squadra di primo soccorso di 11.500 paramedici . Queste persone hanno fatto un ottimo lavoro durante l’Intifada .” All’Assistente Segretario di Stato per gli Affari del Vicino Oriente, Edward Walker, fu chiesto – nel corso di un’audizione al Congresso marzo 2000 – se fosse ragionevole concludere che la violenza fu pianificata ben prima della visita di Sharon al Monte del Tempio . Walker rispose: “L’hanno detto e ridetto. Quindi penso che una persona ragionevole lo potrebbe supporre . ». ( Jerusalem Post , 30 marzo 2001 )

Arafat cominciò a chiedere una nuova Intifada nei primi mesi del 2000 . Parlando prima ai giovani di Fatah, a Ramallah , Arafat “ha fatto capire che il popolo palestinese è suscettibile di attivare l’opzione Intifada” (Al – Mujahid , 3 aprile 2000 ) .

Marwan Barghouti , il capo di Fatah in Cisgiordania , spiego’ ai primi di marzo 2000: ” Dobbiamo condurre una battaglia sul campo a fianco della battaglia negoziale … cioè una confrontazione” ( Ahbar Al – Halil , 8 Marzo, 2000 ) . Durante l’estate del 2000 , Fatah addestro’ giovani palestinesi in 40 campi di addestramento .

L’edizione di luglio 2000 di Al – Shuhada, mensile distribuito tra i servizi di sicurezza palestinesi , afferma: ” Dalla delegazione negoziale guidata dal comandante e simbolo, Abu Amar ( Yasser Arafat ) al coraggioso popolo palestinese , stare pronti! La battaglia di Gerusalemme è iniziata.”

Un mese dopo , il comandante della polizia palestinese disse al quotidiano palestinese ufficiale Al -Hayat Al – Jadida : “La polizia palestinese sarà insieme ai nobili figli del popolo palestinese , quando l’ora del confronto arriverà. ”

Freih Abu Middein , il ministro della Giustizia PA , avverti’ nello stesso mese: “La violenza è vicina e il popolo palestinese è disposto a sacrificare anche 5.000 vittime . ” (Al – Hayat al- Jadida , 24 agosto 2000 – MEMRI ) .

Un’altra pubblicazione ufficiale dell’Autorità palestinese , Al- Sabah , datata 11 settembre 2000 – più di due settimane prima della visita di Sharon – scrisse : “Noi avanzeremo e dichiareremo una Intifada generale per Gerusalemme. Il tempo per l’ Intifada è arrivato , il tempo per la Jihad è arrivato . ”

Il consigliere di Arafat,  Mamduh Nufal, dichiaro’ al francese Nouvel Observateur ( 1 Marzo 2001 ) : “Pochi giorni prima della visita di Sharon  alla Moschea , quando Arafat ci chiese di stare pronti ad avviare uno scontro , sostenni manifestazioni di massa…”

Il 30 settembre 2001, Nufal spiego’ ad al- Ayyam che Arafat effettivamente emise ordini ai comandanti sul campo per i violenti scontri con Israele, dal 28 settembre 2000.

Che stress! Lo hanno detto, ridetto, ripetuto e ancora c’è chi, come la BBC e il The Guardian, vorrebbe attribuirne il “merito” a Sharon! Ci si è dovuta impegnare perfino Suha Arafat a difendere la paternità della seconda intifada del marito !

E quando Sharon se ne andrà per sempre, chi sceglierà l’opinione pubblica come suo successore nell’impersonificazione del Male Assoluto? Sarà bene che cominciate a pensarci per tempo.

Grazie a

BBC watch , Cifwatch , Peace with realism

I Top Ten per il centro Wiesenthal

Fine anno, tempo di bilanci. Il Centro Simon Wiesenthal pubblica i top ten dell’antisemitismo/Israelofobia 2013.

Il primo posto se lo aggiudica l’ayatollah Khamenei:

“Cani rabbiosi… non possono essere chiamati umani…”

Pochi leaders politici hanno condannato il leader supremo Ayatollah Khamenei per le sue continue minacce pubbliche di genocidio contro lo Stato ebraico e le sue dichiarazioni sprezzanti. Riferendosi a Israele come il “cane rabbioso della regione”, ha aggiunto, “I suoi leader sembrano bestie e non possono essere chiamati umani. ” Per tutto il 2013, l’ayatollah anti-semita e anti-Israele ha dato sfogo al suo odio, senza sosta. Alla vigilia delle elezioni iraniane, Khamenei ha dichiarato che i “sionisti” sono il vero potere negli Stati Uniti, aggiornando il vecchio stereotipo di una cospirazione ebraica mondiale. Vincitore assoluto.

Al secondo posto, Recip Tayyip Erdogan, Primo Ministro turco. Nonostante Ankara sia storicamente uno dei partner commerciali di Israele e suo alleato strategico, l’anno di Erdogan da primo ministro turco è stato caratterizzato da un’estrema animosità verso Israele. In risposta alle manifestazioni anti-governative in Gezi Park a Istanbul , Erdogan , ha usato espressioni come ” La Diaspora ebraica “, e “lobbies di interessi” per definire il dissenso. Per Erdogan inoltre, l’estromissione di Mohammed Morsi da parte dei militari, in Egitto, è stato istigato da Israele . Nel mese di dicembre, Erdogan e i suoi media accusavano una cospirazione di ” potenze straniere ” per l’ennesimo scandalo di corruzione venuto alla luce, addossando la responsabilità della crisi alla “lobby del tasso di interesse “. Il New York Times riferi’ che i presunti colpevoli citati dai media erano Stati Uniti e Israele …

E come deludere Richard Falk? Si aggiudica un bel terzo posto, meritatissimo. Ormai le sue dichiarazioni allucinate suscitano imbarazzo anche tra coloro che non si possono propriamente annoverare tra gli “amici” di Israele. Richard Falk , relatore speciale delle Nazioni Unite per la Palestina (sigh!) accusa Israele di ” genocidio “. Falk ha detto alla televisione russa RT :

“Quando è preso di mira un gruppo , un gruppo etnico, infliggendo punizioni collettive, cio’  è in effetti alimentare una sorta di disegno criminoso genocida “.

Falk ha una lunga e sordida storia di odio per Israele ed antisemitismo . Ha asserito che Israele potrebbe avere un programma di sterminio dei Palestinesi simile a quello pianificato dai nazisti. Ha giustificato il terrorismo palestinese in termini di ” diritto di resistenza” , aggiungendo che gli attentati suicidi sono l’unico modo per infliggere un danno sufficiente a Israele in modo che “la lotta possa andare avanti . ” Falk nega che Hamas sia un’organizzazione terroristica , sostenendo che il blocco israeliano ha portato Gaza ” sull’orlo della fame collettiva” , imponendo una “esistenza sub- umana a un popolo “, e che le politiche di Israele sono ” davvero genocide “. Nel 2011 , Falk ha pubblicato una vignetta sul suo blog in merito all’atto d’accusa del Tribunale penale internazionale contro Muhammar Gheddafi , con l’immagine di un cane con una kippah e una maglia con scritto USA , mentre urina su Lady Giustizia e divora ossa umane insanguinate . Falk in seguito ha riconosciuto la vignetta come antisemita e si è scusato dicendo: ” … dobbiamo anche fare la pace con la natura , e trattare gli animali con tanto rispetto quanto è possibile”. Il Segretario generale dell’ONU, Ban Ki -moon, ha condannato Falk per le sue teorie riguardo agli  attacchi dell’11 / 9, un “gioco dal di dentro” secondo Falk.

Il quarto posto spetta al movimento BDS: Boicottaggio / Disinvestimento / Sanzioni /  punto di svolta della demonizzazione globale di Israele e all’ASA, American Studies Association. L’intero mondo arabo è in fiamme e l’americana ASA ha votato per diffamare l’unica vera società libera rimasta sulla mappa del Medio Oriente. Questo è un atto di infamia, non solo per attaccare le istituzioni accademiche israeliane ma gli ebrei in tutto il mondo. Alla domanda sul perché lo Stato ebraico (non Cuba, non la Corea del Nord o la Cina), è stato scelto per il boicottaggio,  Il presidente dell’ASA, il professor Curtis Marez, ha risposto: “Dobbiamo iniziare da qualche parte.”

In realtà, il voto ASA puzza di fanatismo e di un doppio standard pericoloso. Evidenzia con la sua decisione il rifiuto volontario di condannare i veri architetti del muro di separazione – i terroristi e i loro sostenitori che non possono accettare l’esistenza di un piccolo Stato ebraico tra i 23 stati arabi.

Roger Waters, musicista di quelli che un tempo furono i mitici Pink Floyd, attivista del movimento BDS, esibisce un pallone a forma di maiale nei suoi concerti sul quale sono disegnati i “simboli del male” fra i quali figura anche una Stella di David. Chiama Israele “stato di apartheid”  e lo paragona ai nazisti tedeschi. L’Osservatore Romano ha definito l’atteggiamento di Waters “sfrenato antisemitismo”. 

La United Church of Canada, per aver contribuito ad avvelenare le relazioni inter-religiose. Mentre i cristiani soffrono e sono decimati in Siria, mentre sono stati cancellati dall’Iraq  e minacciati di scomparsa in Egitto, la Chiesa Unita del Canada ha approvato il boicottaggio di Israele, l’unico stato del Medio Oriente che garantisce la piena libertà religiosa e la protezione di tutte le fedi. Tali mosse palesemente offensive, ostacolano le speranze di pace e riconciliazione in “Terra Santa” e hanno l’effetto di avvelenare le relazioni interreligiose in Canada.

Al quinto posto il Centro Simon Wiesenthal colloca il partito neo nazista ungherese Jobbk, che continua a fomentare l’odio per gli Ebrei. Marton Gyongyosi, deputato leader del gruppo, ha chiesto un registro di tutti gli Ebrei  residenti in Ungheria, come “misura di sicurezza”. Ora ha aggiunto il revisionismo alla sua agenda politica. “E’ è diventato un business fantastico andarsene in giro a trastullarsi con i numeri”. Ha inoltre affermato che Israele, “… gestisce un sistema nazista basato sulla razza,” e che “gli ebrei stanno cercando di costruire al di fuori di Israele. C’è una sorta di espansionismo nel loro comportamento.” Per quanto riguarda il Medio Oriente, Gyongyosi ha annunciato una serie di prossime conferenze sulla “minaccia sionista alla Pace”.

Il sesto posto se lo guadagnano quei personaggi pubblici che hanno dichiarato apertamente la loro simpatia per Hitler. La cantante libanese Najwa Karam è una superstar con 50 milioni di dischi venduti. Era il “volto arabo” per L’Oreal ed era stata nella giuria della versione araba dell’American Idol, l’Arabs Got Talent. La serie pan-araba ha riscosso un successo paragonabile a quella americana, raggiungendo milioni di case. Purtroppo, Najwa Karam è anche una ammiratrice di Hitler.  Alla domanda postale alla TV libanese, nel programma Talk of the Town, di scegliere gli attributi di sei uomini famosi per creare il suo “uomo ideale”, ha scelto di Hitler la “persuasiva” capacità di parlare. Mai scusata. Il Centro Wiesenthal ha chiesto alla società che possiede il programma di rimuoverla dal suo ruolo di “giudice”.

A Mehmet Sahin, un musulmano, assistente sociale olandese, è stato chiesto – dalla TV nazionale – di intervistare i giovani in difficoltà nella sua comunità. Il risultato sono state le scioccanti dichiarazioni dei ragazzi musulmani olandesi, ad esempio: “Quello che Hitler ha fatto agli Ebrei è bene, secondo me”, “Hitler avrebbe ucciso tutti gli Ebrei “, dice sorridendo un altro. Mehmet ha promesso di fare tutto quanto in suo potere per dissuadere i giovani dal loro odio. Le minacce ricevute in seguito, hanno costretto lui e la sua famiglia a essere trasferiti dalle autorità olandesi in un piccolo villaggio.

Il leader spirituale dei Fratelli Musulmani in Egitto, Yusuf al Qaradawi ha dichiarato:

“Nel corso della storia Allah ha decretato per gli Ebrei punizioni per la loro corruzione. L’ultima punizione è stata effettuata da Adolf Hitler. ”

Il religioso iracheno Qays bin Khalil al Kalbi, ha detto durante una visita negli Usa:

“Allah vi ha scelto come il più miserabile di tutti i popoli. Allah vi ha scelto come il popolo più adatto a diventare maiali e scimmie …. Allah ha scelto Hitler per uccidervi, quindi chi è migliore, voi o lui? ”

Al settimo posto le vignette diffamanti. Zeon, un disegnatore francese, è ossessionato da Israele e dagli Ebrei. Usa continuamente lo stereotipo de “l’accusa del sangue” e tutti i classici dell’antisemitismo.

una vignetta di Zeon

“l’arte” di Zeon

In Germania, il dibattito sul nucleare iraniano è stato segnato da vignette di due giornali diversi (La Badische Zeitung e la Stuttgarter Zeitung) che raffiguravano il Primo ministro israeliano Netanyahu in procinto di “avvelenare” i colloqui. Fa venire in mente l’antica accusa di avvelenare i pozzi, vero? Questa volta non è l’acqua potabile a essere avvelenata, ma piuttosto ogni speranza di pace.

Il giornale norvegese Dagbladet ha pubblicato una grottesca vignetta raffigurante la circoncisione come pratica barbara e crudele. Il disegnatore Thomas Drefvelin ha sostenuto di non aver pensato agli Ebrei disegnandola e ha spiegato che i personaggi della vignetta hanno quei tratti caratteristici ebraici solo per dare loro un tono più religioso!

All’ottavo posto il distretto scolastico di Pine Bush, NY, nel quale gli studenti Ebrei sono stati presi di mira con insulti antisemiti e aggressioni fisiche da parte di bulli che, tra le altre cose, li hanno costretti a tuffarsi in bidoni della spazzatura per recuperare delle monete. Bambini Ebrei in viaggio sul bus scolastico costretti a sopportare saluti nazisti e grida di “Potere Bianco”. Ad una ragazza disegnarono una svastica sul volto, mentre un ragazzo Ebreo dichiaro’ di essere stato picchiato con una mazza da hockey. La scuola è stata denunciata dai genitori degli alunni aggrediti per non aver fatto nulla per fermare l’abuso. Informato delle aggressioni antisemite, un funzionario scolastico ha risposto: “Le vostre aspettative di veder cambiare un pregiudizio innato potrebbero essere un po’ irrealistiche.” Il governatore di New York,  Andrew Cuomo, ha chiesto un’indagine.

Al nono posto il “potere della penna velenosa” di Alice Walker , vincitrice del Premio Pulitzer. Circa il 25 % dell’ultimo libro di Alice Walker , Pin in the cushion, è una diatriba contro lo Stato ebraico . Walker descrive Gaza governata da Hamas come un luogo benigno , ignorando che i terroristi utilizzano le aree densamente popolate come trampolino di lancio privilegiato per i missili contro i civili israeliani . Paragonando gli Israeliani ai nazisti , ha dichiarato , “Perché io riconosco la brutalità con la quale i miei antenati sono stati trattati , posso identificare lo spregevole comportamento senza legge e sadico che ha caratterizzato i tentativi di Israele di cancellare un popolo – i Palestinesi – dalla propria terra ” Quando un’ anziana Palestinese ebbe un dono da Walker , la ringrazio’ augurandole, “Che Dio ti protegga dagli Ebrei .” E Walker , ( riferendosi al suo ex – marito , l’avvocato per i diritti civili Dan Levinthal ) rispose: ” E ‘ troppo tardi, ne ho già sposato uno.” E non contenta aggiunse,” Questo popolo sa come odiare e come punire severamente gli altri . ”

Ex-aequo Max Blumenthal che utilizza titoli per i capitoli nel suo libro Golia come “Campo Estivo di Distruzione ‘, Appuntamento con il diavolo “,” There Is No Dream ” “Il campo di concentramento”, e “La Notte dei Vetri Infranti”, e “Come uccidere goy e influenzare la gente” per equiparare gli israeliani con i nazisti. Egli cita la Shoah per chiedere: “[E ‘giusto] che le vittime Ebree dei nazisti impongano la loro giornata dell’indipendenza sulla tragedia quotidiana di un altro popolo? ” Cita con approvazione la descrizione dei soldati israeliani come “giudeo-nazisti. La sua spiegazione per il conflitto arabo-israeliano è “impulsi nazionalistici della società israeliana” e politici israeliani che «si superano l’un l’altro facendo a gara per l’esaltazione più convincente della violenza contro i malfattori arabi ” e che incitano ” alla violenza non provocata contro gli arabi “, così come “indottrinano i bambini Ebrei alla cultura del militarismo”.

E al decimo posto lo sport. Nel 2013 , i valori fondamentali dello sport, il rispetto reciproco , la competizione leale e l’equità , sono stati funestati e sminuiti dal razzismo e dall’antisemitismo europeo.

Gli stadi sono diventati contenitori dei vari bigottismi e gli Ebrei sono stati, ancora una volta, tra i principali obiettivi. La UEFA ( Union of European Football Associations) ha aperto un procedimento disciplinare per il comportamento dei tifosi di calcio italiani che cantavano slogan antisemiti contro un club inglese nel mese di novembre .

Ad un torneo di calcio indoor, al Centro Comunale dello Sport di Lodz , in Polonia , i fans hanno gettato stelle ninja alla foto di una caricatura antisemita . Gli amministratori della struttura erano così imbarazzati e sconvolti che hanno annunciato : “Il comportamento antisemita e offensivo dei partecipanti al torneo obbliga il Centro a prendere la decisione di non affittare la sala di nuovo per questo tipo di evento . ”

La “quenelle” di Anelka, il nuovo segno nazista

L’Ungheria giocherà quella che potrebbe essere la sua più importante partita di calcio dell’anno in uno stadio vuoto . La FIFA (International Football Association) ha stabilito che la partita deve essere giocata a porte chiuse come punizione per il ” canto aberrante e antisemita “, da parte dei sostenitori della squadra ungherese, durante una partita contro Israele, lo scorso agosto .

Il Continental Hockey League ha multato la squadra  Dinamo Riga per un milione di rubli, dopo che era stata dispiegata una grande svastica sul ghiaccio, in una cerimonia per onorare il 95 ° anniversario della Repubblica lettone. Nel frattempo in Croazia , Josip Simunic , una delle stelle della squadra nazionale di calcio della Croazia , ha condotto una chat filonazista durante le celebrazioni di qualificazione alla Coppa del Mondo del suo paese . E’ stato sanzionato con il divieto di giocare 10 partite e gli è stato impedito di giocare in Coppa del Mondo 2014 .

That’s all folks! Buon anno nuovo!