Archivio mensile:Maggio 2013

La prigione di Al Jalame, ovvero: dell’ipocrisia del The Guardian

Il 22 febbraio 2012 Harriet Sherwood del The Guardian ha pubblicato un articolo in merito alla prigione israeliana di Al Jalame, denunciando i maltrattamenti che vi avverrebbero ai danni di minorenni ivi rinchiusi.

“bambini” che lanciano pietre

L’articolo della Sherwood si baso’ sulle informazioni fornite dalla Ong anti sionista, DCI-Pal, che si distinse già durante l’operazione Piombo Fuso per aver fornito una lista di nomi di bambini vittime che poi organizzazioni come B’teselem (non di certo usa a coprire eventuali criticità contro Israele) e PCHR identificarono come essere invece tutti terroristi adultiLa stessa orgnizzazione continua a promuovere il falso “massacro di Jenin”. 

In particolar modo la Sherwood sostenne la pratica dell’isolamento e dell’abuso fisico nei confronti degli adolescenti (non bambini, nell’accezione comune del termine) tutti fermati per violenze e lanci di pietre. Del lungo rapporto che fu fornito da ufficiali della Sicurezza israeliana al Guardian, in merito all’argomento, furono rese note solo 230 parole sulle oltre 2700 e omesso il passaggio seguente:

“Le affermazioni che i minori palestinesi sono stati oggetto di tecniche di interrogatorio che includono percosse, periodi prolungati in manette, minacce, calci, insulti, umiliazioni, l’isolamento e la privazione di sonno sono del tutto prive di fondamento.”

le pietre non sono “innocui sassetti”

Come Honest Reporting noto’, la Sherwood omise completamente le motivazioni per le quali i ragazzi erano stati arrestati:

Il reclutamento da parte delle organizzazioni terroristiche … coinvolgimento in attentati suicidi, lanci di molotov, lanci di pietre e di granate, uso di esplosivi, autobombe, trasferimento di armi, sequestro di persona, lancio di razzi, così come aggressioni e omicidi.

La Sherwood e con lei tutta la stampa di propaganda che ha continuato a utilizzare il suo articolo per accusare Israele, si è guardata bene dal domandarsi se forse l’abuso non sia utilizzare adolescenti e bambini per tecniche di guerriglia, spingerli a uccidere e rischiare di farsi uccidere, condannarli fin dai primi anni di vita a un’esistenza da terorristi. No, questo non ha sfiorato minimamente la Sherwood. Non si è chiesta chi fossero, ad esempio, le famiglie di questi ragazzi, i loro parenti, e che ruolo possano aver avuto nello spingerli ad attività che non dovrebbero aver nulla a che fare con adolescenti.

Amir Ofek, addetto stampa per l’Ambasciata di Israele a Londra, ha avuto la possibilità di rispondere sul blog del The Guardian, “Comment is free”, dopo pochi giorni dall’articolo della Sherwood. Ofek, ha fortemente smentito le accuse secondo le quali la tortura e l’umiliazione dei palestinesi sospettati era lecita, e ha negato categoricamente che “l’isolamento sia usato al fine di indurre una confessione” . Tutto questo, ha sostenuto, mina gravemente la veridicità della relazione del Guardian.

La Sherwood ha scelto, ovviamente, la linea “emotiva” nel suo articolo, tralasciando correlazioni importanti:

Hakim Awad, 17 anni, è un minore, ad esempio. Nel marzo scorso lui e il suo cugino di 18 anni, Amjad, hanno brutalmente assassinato la famiglia Fogel mentre dormiva. Nessuna pietà hanno dimostrato per Hadas, di tre mesi, i suoi due fratelli (di età compresa tra quattro e 11 anni) e per i loro genitori. La scena del crimine, compresa la testa mozzata di uno dei bambini, ha lasciato anche il più navigato degli agenti di polizia devastato. I due hanno orgogliosamente confessato i delitti, e non hanno mostrato alcun rimorso successivo.

Tra il 2000-04, 292 minori hanno preso parte ad attività terroristiche … Ismail Tsabaj, 12, Azi Mostafa, 13 anni, e Yousuf Bassam, 14, sono stati inviati da Hamas in una missione agghiacciante, simile a quella che coinvolse i Fogels, con l’obiettivo di penetrare in una casa ebraica di notte e macellare una famiglia nei loro letti. In questo caso, l’IDF fortunatamente li fermo’ in tempo.

Il disinteresse della Sherwood per le conseguenze di queste azioni compiute da minori è sconcertante: nemmeno una parola su Yehuda  Shoham, che non ha mai raggiunto l’età di molti di questi minori, ucciso dai lanci di pietre, a cinque mesi. Nulla su Yonathan Palmer, che non ha mai raggiunto il suo secondo compleanno, e fu ucciso insieme al padre Asher (non ancora trentenne) dalle pietre  scagliate contro la loro auto.

Yonathan Palmer, ucciso dai tiri di pietre insieme a suo padre Asher

Scrive Sherwood: “A seguito della detenzione, molti bambini presentano sintomi da trauma: incubi, sfiducia negli altri, paura del futuro, sentimenti di impotenza e di inutilità, comportamento ossessivo compulsivo, bagnano il letto, sono aggressivi, mancano di motivazione.”

Questo è cio’ che preme alla Sherwood fare sapere. Non sono importanti né le sofferenze che questi adolescenti hanno inflitto, né il domandarsi se un ragazzo manipolato, utilizzato per commettere atrocità, le avesse già alcune turbe comportamentali, se già soffrisse di incubi, se già mancasse di motivazione e fosse sfiduciato.

Yehuda Shoham, ucciso

Perché parliamo di un articolo ad un anno e più di distanza? Perché la propaganda di odio nei confronti di Israele è convinta di rivolgersi a chi è di memoria corta. Cosi’ il giornale on line “Controlacrisi-il quotidiano on line che libera l’informazione” (sigh) pubblica il 31 maggio un estratto dell’articolo della Sherwood (ovviamente senza link all’articolo originale) come fosse attualità. La sua “fonte” è Ivicta Palestina, un’associazione calabrese che ripercorre ancora la narrativa della “pulizia etnica” , e che non giudicando abbastanza forte l’articolo della Sherwood, aggiunge che “I bambini hanno testimoniato di essere sessualmente abusati dagli interroganti e minacciati di sodomia con un oggetto”.

I “bambini” che hanno collaborato all’articolo della Sherwood

E cosi’ il cerchio si chiude: ancora una volta gli israeliani (non scriviamo Ebrei perché potrebbero accusarci di “vittimismo”, ma è chiaro che non sono gli arabi israeliani né i cristiani ad essere sotto accusa) imprigionano i “bambini”, li “mangiano”, abusano sessualmente di loro, disintegrano la loro splendida, serena, innocente fanciullezza.

Chissà come commentano i calabresi di Palestina Invicta i minorenni che per divertimento, da alcuni anni, lanciano pietre dai cavalcavia, rischiando o facendo vittime innocenti. Chissà che ne pensano dei due ragazzetti di 14 e 15 anni che hanno rischiato di provocare una tragedia in Sardegna, i sei minorenni di Albano, i tre di Benevento e le decine di altri. Chissà che ne pensano della Cassazione penale che ha stabilito:

Cassazione Penale Sez. I del 25 gennaio 2005 n. 5436

La condotta del lancio di sassi da un cavalcavia dell’autostrada è sorretta da dolo omicidiario diretto, qualora sia univocamente diretta a colpire le auto che transitano nella sottostante autostrada ed a creare, di conseguenza, il concreto pericolo di incidenti anche mortali. È pertanto configurabile in tale condotta il delitto di tentato omicidio, quando l’evento non si verifichi solo per cause indipendenti dalla volontà dell’autore. Il lancio di sassi dal cavalcavia di un’autostrada costituisce un’azione sorretta da dolo diretto, o al più alternativo, e non già eventuale, con la conseguenza che essa integra gli estremi del delitto di tentato omicidio, a nulla rilevando che il reo non conoscesse la vittima ovvero non potesse vedere i veicoli in transito nella strada sottostante….

Come avranno commentato in questo caso? So’ criaturi?

Articolo di riferimento QUI

La Norvegia e i suoi “blood libel”

Mentre al Parlamento norvegese infuria la polemica in merito all’uso degli aiuti finanziari destinati dal Paese all’Amministrazione palestinese e impiegati per fornire gli “stipendi” ai terroristi nelle carceri israeliane, uno dei tre giornali più importanti, Dagbladet, pubblica una vignetta che avrebbe fatto urlare di gioia Hitler.

La vignetta, uscita nell’edizione cartacea del giornale, mostra un bambino in attesa di essere circonciso, in un bagno di sangue. La didascalia dice: “Maltrattamenti? No questa è la tradizione, una parte importante della nostra fede! ” Quello che dovrebbe essere il padre del bambino, intanto, lo trafigge alla testa con un forcone a tre punte, mentre qualcuno gli taglia le dita dei piedi  con delle grosse cesoie.

I due poliziotti accorsi, rivolgendosi alla madre del bambino, che tiene tra le mani un libro grondante sangue, sulla porta di casa dicono: “Fede? Oh sì, allora è tutto a posto “, e il secondo ufficiale si scusa per l’interruzione.

esempio di blood libel

Denunciando la vignetta, il Centro Wiesenthal ha parlato di “blood libel”; Il rabbino Abraham Cooper, socio decano del Centro Simon Wiesenthal, che attualmente sta frequentando il Forum globale sull’antisemitismo a Gerusalemme, ha chiesto che il governo norvegese condanni la vignetta.

esempio di vignetta antisemita

«Invitiamo i leaders norvegesi a denunciare questo incitamento all’odio e soprattutto a sollecitare il difensore civico per i diritti dei bambini a denunciare questa denigrazione scandalosa di un rito ebraico che risale ai tempi biblici di Abramo”, ha detto Cooper. In una email inviata a MIFF, una organizzazione norvegese  pro-Israele, il vignettista, Tomas Drefvelin, ha detto che non intendeva attaccare gli ebrei nella sua caricatura, che voleva essere “non una critica a una specifica religione o ad una nazione [ma] critica generale delle religioni “.

“Ho dato alle persone nell’immagine  cappelli e all’uomo la barba, perché questo dà loro un carattere più religioso”, ha aggiunto. “L’odio anti ebraico è riprovevole. Non vi avrei mai attinto per creare odio verso un popolo o un singolo. ”

Ervin Kohn, presidente della comunità ebraica, ha detto a JTA che in Norvegia, “non è raro paragonare il brit milah al taglio degli arti e chiamarlo mutilazione. Questa è una forma di propaganda menzognera. ” Il Congresso Ebraico Europeo sta valutando se ricorrere alle vie legali: “Questa vignetta ha oltrepassato tutte le linee di decenza ed è grondante di odio e antisemitismo”, ha detto il dottor Moshe Kantor, presidente del Congresso Ebraico Europeo, in un comunicato. “Stiamo studiando se questo costituisca legalmente il crimine di incitamento all’odio e richieda pertanto un’azione legale.”

QUI

“I profughi? Non diventeranno mai cittadini”, parola di Ambasciatore

L’argomento era già stato affrontato da Mahmud Abbas in passato: i profughi palestinesi non diventeranno cittadini di un eventuale Stato di Palestina. Ora il proposito torna a riaffacciarsi con forza.

L’ambasciatore palestinese in Libano

L’ambasciatore palestinese in Libano, Abdullah Abdullah, ha rilasciato un’intervista al Daily Star Wednesday, nella quale ha inequivocabilmente confermato che i profughi palestinesi non diventerebbero cittadini in uno Stato palestinese riconosciuto: “Sono Palestinesi…. è la loro identità… ma non sono automaticamente cittadini”. E l’Ambasciatore non si riferiva ai soli profughi che vivono in stati arabi, in Libano, Siria, Egitto e Giordania, ma anche a quelli che ancora vivono nei campi all’interno del territorio palestinese. “Anche i profughi che vivono nei campi all’interno dello Stato palestinese rimarranno profughi. Non saranno considerati cittadini palestinesi”.

Campo profughi in Siria

Né il presente status, né quello delle Nazioni Unite, comprenderebbero l’eventuale ritorno dei profughi in Palestina, ha detto l’Ambasciatore. “Come sarà risolta la questione del sacro diritto al ritorno non lo so, ma dovrà essere affrontata con l’accettazione di tutti”. La statualità “non potrà mai incidere sul diritto al ritorno dei Palestinesi”. “Lo Stato è nei confini del 1967, ma i profughi non sono solo quelli dei confini del 1967. I rifugiati provengono da tutta la Palestina. Quando avremo uno Stato accettato e membro delle Nazioni Unite, questa non sarà la fine del conflitto. Non sarà la soluzione al conflitto. Sarà solo un nuovo quadro che cambierà le regole del gioco “.

campo profughi in Libano

L’Organizzazione per la Liberazione Palestinese potrebbe rimanere responsabile per i rifugiati, e Abdullah dice che l’UNRWA continuerebbe il suo lavoro come al solito. L’amministrazione del presidente americano Barack Obama ha recentemente garantito di porre il veto statuale alConsiglio di Sicurezza, che lascerebbe ai palestinesi il diritto di ottenere una risoluzione dall’Assemblea Generale. Se questo accadrà, dice Abdullah, 129 paesi si sono impegnati a voti positivi.

Gli Stati Uniti hanno di recente adottato misure per dissuadere i palestinesi dal cercare di ottenere il voto delle Nazioni Unite, inviando negoziatori ad incontri con funzionari palestinesi. L’ambasciatore dice che questi colloqui non sono stati fruttuosi. “Non ci offriranno nulla … che salverà il processo di pace”, dice. “Non ci avrebbero offerto nulla se non dirci che taglieranno gli aiuti finanziari, e altre simili minacce. La dignità è molto più importante di una pagnotta di pane. ”

Le “minacce” alle quali si riferisce l’Ambasciatore riguarderebbero il disegno di legge proposto dal presidente del U.S. House Foreign Relations Committee, Ileana Ros-Lehtinen, che taglierebbe i finanziamenti degli Stati Uniti a qualsiasi organismo delle Nazioni Unite che riconosca la sovranità palestinese. Secondo Abdullah, ora è il momento di cercare il riconoscimento statuale, perché il processo di pace è stato bloccato per circa un anno, e snocciola le date delle riunioni con gli israeliani fallite , lo scorso settembre. “Queste riunioni non ci portano un briciolo più vicino a raggiungere l’obiettivo dei negoziati.” Affermando che a suo parere ci sarebbero nuovi ostacoli, tra i quali le costruzioni di insediamenti “frettolosi” e l’insistenza di Israele affinché i palestinesi riconoscano Israele come Stato ebraico o “focolare nazionale per il popolo ebraico”.

Secondo Abdullah, i palestinesi non hanno altra scelta che andare alle Nazioni Unite a negoziati bloccati “non ci è stato lasciato nulla a  proteggere il consenso internazionale della soluzione a due Stati”. “Gli Stati Uniti sbandierano di essere il campione della libertà e della democrazia in tutto il mondo, ma se negano ai palestinesi il diritto di essere liberi, di essere democratici, e di vivere con dignità, non è un buon segno per gli Stati Uniti, cio’ lascia una macchia scura … Non è buono per l’America “, dice. “L’America merita di meglio.” Accena poi alle tesioni nella regione, ricordando le tensioni tra Turchia, Israele e Egitto: “Se  politiche sbagliate saranno adottate dagli Stati Uniti, si darà solo una mano libera all’estremismo, autorizzando solo forze negative. E questo renderà più difficile e complicato per le forze razionali prevalere. ”

Fin qui il resoconto del discorso. Resta da riflettere sul cinismo di una leadership che ha imbracciato in tutti questi anni il “problema profughi” e il “diritto al ritorno” come un’arma contro Israele e che candidamente ammette ora di non essere minimamente intenzionata a integrare questi profughi che cosi’ tanto hanno fruttato loro in consensi internazionali, lasciandoli dove si trovano, nei campi squallidi di quegli stessi Paesi arabi “fratelli” che si sono lavati le mani delle loro sorti. Non diventeranno cittadini palestinesi né quelli che vivono nei campi del Libano, dove le condizioni di vita sono disastrose e le discriminazioni nei confronti dei palestinesi totali; né quelli dei campi siriani, che Assad bombarda periodicamente.

E nemmeno quelli che Hamas continua a mantenere nei campi di Gaza, nonostante abbia il controllo totale della regione dal 2005. Nulla cambierà, dice l’Ambasciatore, non sarà di certo la pace. E questo lo si era intuito da tempo: i profughi palestinesi, strumentalizzati dai Paesi arabi che, a guerra perduta, se ne sono poi lavati le mani; fatti ballare come pupazzi da tutte le leadership palestinesi che in “nome loro” hanno impietosito il mondo, riscuotendo miliardi di dollari e simpatia; utilizzati dall’UNRWA che gonfiando a dismisura il loro numero iniziale, assegnando lo status di profugo ereditariamente, si è assicurata la gestione di un giro di affari favoloso, resteranno quello che sono. Non diventeranno cittadini di quello Stato che cosi’ tanto si è avvalso di loro per nascere. Nulla cambierà. L’Olp si incaricherà di “gestirli”, l’UNRWA non correrà il rischio di chiudere i battenti e rinunciare cosi’ a maneggiare montagne di soldi. Nulla cambierà. Non ci sarà la pace “dopo”. Chissà cosa ne pensano i “profughi”? C’è di che meditare.

Al Dura: fine di una menzogna atroce

La “morte” in diretta di Mohammed Al Dura, avvenuta nel 2000 a Netzarin, nella Striscia di Gaza e attribuita all’IDF è stata una delle icone mondiali agitate contro Israele. La televisione di Stato francese France 2, compro’ senza verifica il servizio del cameraman free lance palestinese Talal Abu Rahma;  64 secondi drammatici che sono rimasti impressi nella memoria collettiva del mondo. Un bimbo cerca riparo tra le braccia del padre mentre infuriano scontri, il padre urla di non sparare, la polizia spara, il bimbo si accascia morto; questo è quanto le riprese volevano fosse percepito.

Dubbi furono sollevati fin da subito: niente sangue, niente ambulanze, nessuna immagine del bimbo “dopo”. Il reporter si giustifico’ dicendo che “la pellicola era finita” e non aveva potuto filmare altro. Charles Enderlin all’epoca corrispondente di France 2 per il Medio Oriente, commento’ subito senza indugio le sequenze che furono una condanna senza appello all’esercito israeliano. Philippe Karsenty, analista dei media, francese, fondatore di Media Ratings, cito’ in causa Charles Enderlin, nel 2004, accusandolo di aver costruito di sana pianta le riprese de “l’affare Al Dura”. Più di dieci anni di dibattimenti processuali, prove richieste a France 2 e negate (i famosi rush originali) , il padre di Mohammed che a riprova della veridicità delle immagini mostra cicatrici di ferite che dice essere il risultato di quel maledetto giorno. Smentito platealmente: il medico che lo opero’ testimonia essere le cicatrici postumi di operazioni che niente avevano a che vedere con il fatto.

Il video presentato da Enderlin in dibattimento fu giudicato “confuso”: mancavano gli scatti decisivi, Mohammed Al Dura muoveva testa e gambe dopo la sua presunta morte, non c’era sangue sulla sua maglietta. Le foto che furono diffuse del bambino all’obitorio, risultarono essere quelle di Sami Al Dura e non di Mohammed. Le due morti non avevano nessuna attinenza l’una con l’altra. Piano piano, nel corso di questi tredici anni, c’è stato il tentativo da parte di France 2 e di una parte della stampa, di trasformare “l’affaire Al Dura” in “Karsenty contro Enderlin”, stravolgendo cosi’ quello che invece avrebbe dovuto essere impellente bisogno di verità.

“L’icona” Al Dura è stata il vessillo della Seconda Intifada, ha “giustificato” agli occhi del mondo atrocità come l’assassinio di Daniel Pearl, giornalista americano decapitato in diretta da islamisti pachistani, con alle spalle l’immagine del “piccolo martire” o come il massacro dei due riservisti dell’IDF, sconfinati a Ramallah e fatti a pezzi.

Il giornalista Daniel Pearl

Ed è arrivata ad essere utilizzata perfino da Mohammed Merah, autore della strage alla scuola ebraica Ozar Ha Torah di Toulouse, che disse di essere stato spinto ad agire dall”assassinio del “martire Al Dura”.

gli assassini dei due riservisti IDF

Ora forse, finalmente, la farsa si avvia alla sua conclusione. Il deputato laburista israeliano, Nahman Shai, ha incontrato il Ministro della Difesa, Moshe Yaalon, per consegnargli la copia del suo libro “Una guerra dei media che colpisce i cuori e gli animi”, che tratta del ruolo dei media nell’affaire Al Dura. Mohammed Al Dura non sarebbe mai stato né ferito né morto, ma al contrario, sarebbe ancora vivo e in buona salute. Una tesi che circola da anni. Yossi Kuperwasser, ex generale di Brigata che ha condotto l’inchiesta Al Dura, è arrivato alla conclusione che le immagini filmate dal cameraman di France 2 furono una messa in scena “volontaria o involontaria”.

Israele ha pubblicato, il 19 maggio 2013, un rapporto ufficiale che accusa France 2 e Charles Enderlin:

“…Le accuse di France 2 non avevano alcuna base riscontrabile nel materiale che l’emittente aveva in suo possesso al momento … Non ci sono prove che l’IDF sia stata in alcun modo responsabile della causa dei presunti danni a Jamal Al Dura o a suo figlio, Mohammed Al Dura ”

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ricevuto oggi la relazione del Comitato di revisione del governo “Rapporto France 2 Al-Durrah , conseguenze e implicazioni”. La relazione è stata presentata dal Ministro degli Affari Internazionali, Strategie e Intelligence, Yuval Steinitz, alla presenza del Direttore Generale del Ministero degli Affari Internazionali, Yossi Kuperwasser…. Il primo ministro Benjamin Netanyahu: “E’ importante concentrarsi su questo incidente – che ha diffamato la reputazione di Israele. Questa è una manifestazione della campagna menzognera di delegittimare di Israele. C’è solo un modo per combattere le menzogne, attraverso la verità.. . Solo la verità può prevalere sulla menzogna “.

Francobollo commemorativo del “martire”

E questa volta, probabilmente, gli elementi emersi sembrano essere convincenti se perfino un’agenzia come l’Ansa, di solito molto “restia” (per usare un eufemismo) a riconoscere le ragioni di Israele e a riportare in maniera equilibrata il conflitto, non ha potuto fare a meno di titolare:

Israele: immagine simbolo intifada, tv menti’ su morte bimbo. ‘Era vivo dopo la sparatoria, ma France 2 non lo mostro”’.

Nello stesso tempo, il “termometro” del web da la misura dell’importanza della notizia che appare su centinaia di blog e giornali on line. Perfino la “ricerca per immagini” al nome Al Dura, suggerisce “hoax”. Niente e nessuno potrà riparare al danno fatto, nessuna ammissione di frode potrà restituire la vita a chi è stato ucciso in nome di una messa in scena, nessuna verità, per quanto palese, potrà cancellare dall’immaginario collettivo mondiale la certezza che gli Ebrei si nutrano ancora del sangue dei bambini, come per secoli è stato creduto. Scrive Youval Steiniz, Ministro degli Affari Interni:

« l’affaire Al-Dura è un’accusa moderna di morte rituale contro lo Stato di Israele, come quelle che sostennero ci fosse stato un massacro a Jenin. Il réportage di France 2 è completamente senza fondamento».

Acc..! Anche Stephen Hawking ci è sfuggito…

Sappiamo che il movimento per il boicottaggio dei prodotti israeliani, siano essi pomodori, pompelmi o balletti e spettacoli musicali, è sempre a caccia di nuovi testimonial che possano far dire al mondo: “Hai visto? Anche lui boicotta! Allora deve essere proprio cosa giusta!”

Poco tempo fa fu la volta di Roger Waters, ex Pink Floyd, che con un battage pubblicitario enorme, annuncio’ al mondo la sua intenzione di boicottare Israele, invitando a fare altrettanto tutti i suoi amici musicisti. Ovazioni dai sostenitori dell’odio culturale per Israele. Poi, con somma delusione, Waters ci ha ripensato e ha deciso che forse non era proprio il caso.  Oh delusione! Ce ne voleva subito un altro, prestigioso. Chi? Chi? Eccolo! Stephen Hawking, fisico e matematico di fama mondiale, noto soprattutto per i suoi studi sui “buchi neri”.

Perfetto! Non un artista decaduto che tenta di farsi pubblicità per restare a galla come Waters, ma una personalità stimata nel mondo. Oh gioia! Oh gaudio! Immediatamente le pagine specializzate nella diffusione dell’odio contro Israele si impossessano della notizia e ci ricamano, la raffinano, la condiscono di “approvazione morale”. Come Nena news, per esempio:

“Gerusalemme, 8 maggio 2013, Nena News – La notizia sta facendo il giro del mondo. Stephen Hawking, uno degli scienziati più famosi, ha aderito alle iniziative di boicottaggio di Israele promosse da accademici e personaggi internazionali in segno di protesta contro il trattamento dei palestinesi da parte dello Stato ebraico. E lo ha fatto annunciando il ritiro della sua partecipazione ad un evento promosso dal presidente israeliano Shimon Peres a Gerusalemme. Lo riferisce il quotidiano britannico The Guardian…. Lo scienziato non ha spiegato le motivazioni della sua decisione ma una dichiarazione pubblicata dal “British Committee for the Universities of Palestine”, spiega che la scelta fatta dallo scienziato è «indipendente, volta ad aderire al boicottaggio (di Israele) e presa sulla base della sua conoscenza della Palestina e su consiglio unanime dei suoi contatti accademici sul posto».

E già ci sarebbe molto da obiettare no? Lo scienziato non motiva il ritiro della sua partecipazione, e allora da chi informarsi per saperne di più? Ma ovviamente dal British Committee for the Universities of Palestine! E’ normale! E il Guardian che fa? La prende per buona, anzi per buonissima, la pubblica senza indugio. E il Guardian si sa, nonostate tutto mantiene ancora una certa fama; la notizia fa il giro del mondo. La solita Harriet Sherwood è sicura di aver messo a segno un colpaccio e il Guardian chiede anche ai lettori di esprimere il loro parere in merito alla decisione dello scienziato, cosi’, tanto per animare un po’.

Radio Irib, il giornale ufficiale della repubblica islamica d’Iran in Italia, pagina attraverso la quale i movimenti degli odiatori di Israele italiani si “informano”, va ancora un po’ oltre:

Secondo il quotidiano, Hawking ha inviato la scorsa settimana una breve lettera a Peres per comunicargli la sua disdetta. In un comunicato diffuso dal Comitato britannico per le Universita’ della Palestina, approvato dal fisico, si precisa che si e’ trattato di “una sua decisione indipendente di rispettare il boicottaggio, basata sulla sua conoscenza della Palestina, e sul consiglio unanime dei suoi contatti accademici qui”

Quindi, si’ è vero che Hawking non ha motivato ma ha approvato il comunicato per le Universita’ della Palestina. Benissimo! Hawking è entrato a far parte del “popolo dei giusti”!

E invece no! Hawking ha rinunciato all’incontro per motivi di salute. Il portavoce dell’Università di Cambridge

“Il professor Hawking non sarà presente alla conferenza in Israele nel mese di giugno per motivi di salute – i medici gli hanno sconsigliato di volare.”

Era già successo in gennaio, quando il 71enne scienziato, gravemente ammalato, aveva rinunciato ad una conferenza in Sud America su consiglio dei suoi medici. Hawking, che soffre di sclerosi laterale amiotrofica, nota anche come malattia di Lou Gehrig, riceve cure continue e può comunicare solo con contrazioni della guancia, e per mezzo di un computer montato sullaa sua sedia a rotelle.

Forse adesso sarà il momento delle ritrattazioni imbarazzate e in sordina. Acc..! Un altro sfuggito!

Grazie a Cif Watch

Ultime notizie: La faccenda sta diventando grottesca! Lo stesso portavoce dell’Università che ieri aveva confermato l’assenza di Hawking per motivi di salute, oggi ha fatto marcia indietro e ha confermato l’adesione di Hawking al boicottaggio: avevamo capito male!!!!

http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/167846#.UYqylHLrYvG

Assad? No, Israele

Un non meglio precisato ufficiale israeliano ha rivelato al New York Times che Israele aveva colpito dei depositi di missili siriani, destinati a Hizbollah.

L’esercito di Assad è a brandelli, ma non la sua aviazione che resta una delle migliori del mondo. Assad è il “muro difensivo” degli Ayatollah, se cadesse lui l’Iran diventerebbe più vulnerabile e il suo braccio armato, Hizbollah, si indebolirebbe: addio al passaggio di armi da Damasco alla Beqaa. Quindi, interesse di Damasco, in previsione di una fuga precipitosa di Assad, è mettere in salvo le armi che provengono dall’Iran.

Nel frattempo, Nasrallah deve fare fronte agli scontri interni che da sempre interessano le fazioni sciite e sunnite del paese. La sua partecipazione attiva al conflitto siriano gli è costata perdite di uomini e denaro, nonché di potere. Non se lo puo’ permettere. E nemmeno l’Iran puo’ permettersi di temere – ora, mentre si trova “scoperto” dalla confusione del fronte siriano –  attacchi israeliani alle sue centrali nucleari. E Israele non puo’ permettere che missili Scud DS russi, in possesso alle forze siriane, passino a Hizbollah. Il loro raggio di azione, più di 400 miglia, potrebbe facilmente raggiungere Eilat.

Azaz, Siria

Obama non si pronuncia, ma continua a ripetere che Israele ha il diritto di evitare che armi siriane cadano in mano agli Hizbollah. Israele ha annunciato che colpirà ogni tentativo di trasferimento di arrmi a Hizbollah che potrebbe mettere in pericolo la sicurezza del paese. Fin qui la cronaca stringata. Ma quello che forse merita la pena di essere analizzato è il comportamento del “popolo del web”, occidentale e italiano  in particolare.

Dall’inizio di questa strage siriana, nel 2011, e secondo il bilancio approssimativo dell’Onu, le vittime sono più di 90.000. Houla, Daraya, Bayda non sono solo nomi di città finora sconosciute, sono teatri di un massacro. Le vittime siriane sono state cosi’ abbondanti e cosi’ poco considerate dall’opinione pubblica mondiale che gruppi islamisti hanno pensato di utilizzarne le foto, a centinaia, spacciandole per palestinesi, sicuri -come infatti è stato – che solo cosi’ arebbero avuto visibilità. Le manifestazioni contro Assad, le pochissime che ci sono state, hanno raccolto poche decine di persone.

Ma appena il nome di Israele si è affacciato alla scena, ecco che tutto miracolosamente cambia! E perbacco! Ora si’ che c’è da indignarsi! Come si permette Israele di ingerire negli affari di uno stato sovrano? Come si permette di distruggere armi di un massacratore, impedendogli di continuare a usarle a suo piacimento, contro siriani e israeliani? E’ un’indecenza!

Da “L’Unità” commenti dei lettori:

Il regime di Assad e quello di Israele sono sempre più tristemente simili, bombardamenti e repressione violenta. Ma fra cani non si mordono e intanto in Siria siamo all’olocausto. Quando si sveglierà la comunità internazionale?

Ecco fatto! In Siria l’Olocausto e Assad e Israele accomunati dall’essere “cani”

Israele come al solito cercando motivi per ” la pace” con l`appoggio di Obama premio Nobel per il terrorismo e la complicità è il silenzio della comunità internazionale e l`ONU.

Israele minaccia la pace e con l’aiuto di Obama e dell’Onu! Ma come? Non è quello stesso Onu che citano cosi’ volentieri quando c’è da ricordarne le condanne a Israele?

Da Giornalettismo

hanno festeggiato la nomina di una filoisraeliana

Qui forse il riferimento è a Emma Bonino, nominata al Ministero degli Affari esteri. Per festeggiarla, Israele attacca la Siria!

Dal Corriere

Senza alcun rispetto per questo articolo,confuso, fumoso e volutamente pieno di omissioni: sembra infatti che le uccisioni di civili donne e bambini siano dovuto alle sole “squadre della morte” di Assad. Nessun riferimento, naturalmente, alla possibilità (certezza?) che esse siano state provocate, almeno in parte, dall’incursione israeliana. Bravo, Olimpio, defensor fidei!

Qui addirittura si avanza la possibilità (certezza?) che la strage di Banya, della quale l’articolo rende notizia, sia in realtà stata compiuta da Israele! 

Lo sappiamo: loro sono i detentori della pace e della democrazia.

Realtà che la maggior parte dei lettori sembra non buttare giù

Da Repubblica:

ancora convinti che le stragi in Siria siano opera dei Siriani???

Eh no, certo! Il “caro leader” questo non lo fa

Ave Israele! Come potete pensare che uno stato di assassini possa fare del bene?

Assassini “dentro”!

Tra l’altro non penso che la carneficina di Assad sia paragonabile alla carneficina Israeliana

Assassini più assassini degli assassini

Da Gesù in poi ,gli Israeliani nn hanno perso il vizio..loro.il popolo eletto..ma chi se ne frega,cominciassero a rispettare il prossimo..visto che loro sono gli invasori-avanposto americano

beh, perché non ricordare il famoso deicidio, ad opera degli “israeliani”? Notare l’estrema malafede! Avrebbe dovuto scrivere Ebrei, logicamente, dato che ricordava qualcosa avvenuto un po’ prima della nascita dello Stato di Israele, ma non l’ha fatto!

e chi le fa le stragi in siria se non i sionisti? per decenni assad ha comandato senza uccidere un solo abitante del suo paese poi salta fuori obana e dice “assad deve andarsene” e da quel momento misteriose forze entrano in siria e iniziano bombe ed eccidi. poi ci sono i fessi convinti che assad all’imporvviso si sia messo ad ammazzare la sua gente così per divertimento!

obana e i sionisti, e assad povero! Per anni ha comandato (non ha osato scrivere “governato” ) senza fare mai morti (!!!) e ora è stato messo nel mezzo, e non si diverte a uccidere la sua gente.

tengo la bocca chusa perchè potrei dire cose molto pesanti contro questi usurai MONDIALI che tengono le fila dei mercati e ci riducono alla fame una cosa sola direi …….. be pensateci

assassini seriali, deicidi e usurai. Tutto il repertorio classico

Da Le Monde

Une nouvelle fois, toute critique à l’égard de la politique belliciste d’Israël est taxée d’antisémitisme. Cette croyance que le conflit avec la Palestine et les pays arabes environnants sera réglé par la force, que l’expansionnisme colonial israélien est légitimé par l’histoire biblique, finira par un embrasement généralisé de la région.

Anche senza che nessuno avesse parlato di antisemitismo, meglio mettere le mani avanti!

Da L’Huffington Post 

Un pays géré par l’extrême-droite la plus virulente qui se permet de bafouer les lois internationales ne peut pas être crédible.

E’ Israele, non Assad che se ne frega delle leggi internazionali!

Israel se croit au dessus des lois mais il faut que le gouvenement sache qu’ils se conduisent comme des assassins. Le complexe malsain developpe par l’Etat Hebreux N’engendrera que la mort, cela fait 70 ans qu’il n’arrive pas a passer a autre chose et qu’il se mure dans le passe. Il faut un souvenir assume et non paranoiaque, plus facile adire qu’a faire mais tellement necessaire

Malsani, assassini!

Da Reuters

Enough already. If Israel wants war with Syria and by extension Shia-dominated Iran and much of Iraq, it should declare war. Otherwise Israeli missile and fighter-bomber attacks are nothing more than state terrorism fully backstopped by the United States. If war means nuclear and chemical and biological weapons used by all sides, so be it. It will eventually happen anyway, so it might as well be launched now and, as is likely, involve aggressive anti-Shia states like Saudi Arabia and Qatar whose oil fields will no doubt also suffer massive damage, and Turkey, a Nato nation, will also be drawn in and suffer its own extended civil war as a result. Even Israel which has many sectarian divisions within its Hebrew religion, may suffer civil war after the Black Flags are unfolded and they too suffer mass casualties.

If Israel would stop occupying other people land, stop expanding settlements, stop expanding Israeli borders at the expense of neighbours, maybe there could be peace. Nobody is obliged to accept occupation, and everybody has a right to self-defence against occupiers.

Occupazione? Cosa c’entra?

Potremmo continuare ancora a lungo. Da un esame approssimativo alla stampa on line internazionale, nessun paese risulta cosi’ anti israeliano, cosi’ impregnato di stereotipi antisemiti, cosi’ ottuso nei suoi giudizi verso le politiche israeliane, quanto l’Italia. Triste record. Assad puo’ continuare a macellare tranquillamente il suo popolo, ora il mondo si deve concentrare su Israele.