L’Unesco aveva annunciato, per questa settimana, una mostra che avrebbe dovuto tracciare la storia dei 3500 anni di presenza del popolo ebraico in Eretz Israel.
La mostra “Le Genti, il Libro, la Terra: la relazione di 3500 anni del popolo ebraico con la Terra Santa” avrebbe dovuto tenersi tra il 21 e il 30 gennaio, alla sede parigina dell’Unesco ed era stata organizzata in collaborazione con il Centro Simon Wiesenthal.
Ma in un comunicato, i 22 membri del gruppo Arabo dell’Unesco, hanno fatto presente la loro “preoccupazione per il possibile impatto negativo della mostra sul processo di pace in corso” e l’Unesco l’ha annullata. Ed è più che comprensibile tale preoccupazione! Come avrebbe potuto reggersi in piedi ancora la menzogna degli Ebrei che, senza alcun legame con Eretz Israel, arrivarono dopo la Shoah e colonizzarono? Come avrebbe potuto continuare Nabil Shaath, ex ministro palestinese, a dichiarare – come ha fatto in ottobre – che “gli Ebrei non hanno mai vissuto qui”. “Non esiste una loro storia qui, ma solo una cospirazione colonialista, contro gli Arabi che ci vivevano”.
“Mina il processo di pace”, certo! Ogni verità minerebbe la falsa narrazione araba, pervicacemente portata avanti per quasi settant’anni! E l’Unesco? Ma ovviamente ha annullato la mostra! Far arrabbiare chi detiene il petrolio? Chi si sta comprando, pezzo a pezzo, tutta Europa? Mai! Senza vergogna, Irina Bokova, la direttrice dell’Unesco, ha annullato le prove della presenza millenaria degli Ebrei in Israele.
Bualem Sansal, scrittore algerino, già messo al bando nel suo Paese per aver osato recarsi a un convegno di scrittori a Gerusalemme, senza aver chiesto prima il permesso al suo governo ed aver avuto la colpa enorme di essere rimasto entusiasta della sua visita in Israele e di averlo raccontato, ha scritto una lettera aperta a Irina Bokova, per protestare contro la decisione Unesco.
Lo scrittore Bualem Sansal
Boualem Sansal, Scrittore algerino
Membro del Comitato onorario della mostra « 3500 anni di relazioni del popolo ebraico con la Terra santa»
a
Sig.ra Irina Bokova, Direttrice géenerale de l’UNESCO, Parigi.
Sig.ra Direttrice generale,
Vi indirizzo questa lettera per significarvi la mia sorpresa e il mio disappunto a seguito della vostra decisione di annullare la mostra « 3500 anni di relazioni del popolo ebraico con la Terra santa», alla preparazione della quale la vostra onorabile istituzione ha attivamente partecipato e che ha accettato di ospitare nei locali della sua sede di Parigi. Questa vostra partecipazione mi aveva dato motivo in più per esser fiero di far parte del Comitato d’onore, a fianco di eminenti personalità come Elie Wiesel, Esther Coopersmith, Patrick Desbois, Lord Carey di Clifton, Irvin Cotler.
A quanto ne so, la vostra decisione sembra far seguito alla richiesta del Gruppo Arabo all’’UNESCO che ha considerato la mostra negativa ai negoziati di pace e agli sforzi del Segretario di Stato americano, John Kerry, e nuocere alla neutralità dell’UNESCO.
Non posso credere che annullare una mostra culturale nella sede mondiale della Cultura e della Scienza possa favorire i negoziati di pace in corso. E’ come minimo pregiudiziale rispetto al contenuto di questa mostra e sicuramente introduce una difficoltà in più in questi negoziati. La cancellazione della mostra potrebbe essere percepita come un boicottaggio e quindi come una presa di posizione politica. Come scrittore, ho la pretesa di credere che la libera espressione serva alla pace, il confronto delle idee, il dialogo con l’Altro e, come algerino, so bene come l’assenza di democrazia nei nostri Paesi arabi impedisce la pace e nutre la violenza. Spegnere il fuoco in casa propria mi sembra più urgente che combattere una mostra culturale all’altro capo del mondo.
E’ avere una visione ristretta della neutralità di una istituzione domandare alla medesima di non aver nulla ache fare con l’Altro. La neutralità non vuol dire nulla, una istituzione come l’Unesco non deve essere neutra, deve impegnarsi a mostrare tutto, dell’uno e dell’altro: le culture e le fedi degli uni e degli altri. E’ cosi’ che si puo’ stabilire un dialogo proficuo.
Il Gruppo Arabo potrà ora festeggiare la sua vittoria: sono riusciti a far annullare una mostra con il solo motivo che tratta de l’Altro e hanno fatto comprendere che l’Unesco è dalla loro parte. Ora vorremmo ascoltarli in merito alle negazioni della democrazia nei loro propri Paesi, negazioni che nei soli ultimi tre anni hanno fatto alcune centinaia di migliaia di morti.
Mi dispiace, signora Direttrice generale, che il vostro nome si sia associato a un affare che alla fine ha fatto torto a tutti.
Boualem Sansal
L’ha ribloggato su Diemmee ha commentato:
Significativa presa di posizione, ancora più encomiabile perché, in teoria, presa dalla controparte.
Vabbè ma gli israeliani e gli antichi israeliti avevano solo la religione in comune. Non si può certo dire che siano lo stesso popolo. Sarebbe come se i cattolici fossero un unico popolo discendenti direttamente dai cristiani dell’impero. Insomma è un bel po’ tirata per i capelli.
Ah perché secondo te un popolo ha solo la religione come base comune? Beh è un bel po’ tirata per i capelli
Tra un ebreo russo e un sefardita c’era lo stesso rapporto che c’è tra un calabrese e un brasiliano: la religione
tra un ebreo russo e un sefardita c’è una lingua, una religione, una tradizione poetica, delle analogie culinarie riadattate ma di base comuni, letteratura, poesia, usi e costumi che sono passati da una parte all’altra del mondo e attraverso i secoli e uno stato ebraico.