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“L’Età dei Lumi” e l’antisemitismo moderno

E’ ancora una volta il 27 gennaio, il giorno che è diventato più che della Memoria, quello del trionfo dell’odio per gli Ebrei. Quest’anno in più una novità: oltre ai propositi ingiuriosi, riversati a fiumi sul web, oltre alle scritte, più o meno sgrammaticate, che negano la Shoah, ai parallelismi infami tra Israele e i nazisti, si è aggiunto un gesto tipicamente mafioso: tre teste di maiale sono state recapitate alla Sinagoga Maggiore di Roma, al Museo di Cultura ebraica e all’Ambasciata di Israele.

Non c’è nulla da fare, la Memoria non sarà mai condivisa. Tutto è stato scritto, tutto è stato detto. Cio’ che appare più che chiaro è che quelle due parolette “mai più” non hanno nessun significato, sono mero conformismo. Che possiamo fare? Poco, molto poco se non cercare di capire bene che cosa sta succedendo, capire il “fenomeno” che ormai non è più proprio tale ma è diventato piuttosto consuetudine, discorso ovvio e condiviso.

Vediamo per esempio che ne dice David Turner, in questa sua riflessione apparsa sul Jerusalem Post del 6 ottobre 2011.

….Nella metà del XVIII secolo, gli Ebrei rappresentavano un “interrogativo” per i filosofi e un “problema” per i raggruppamenti nazionali che si stavano trasformando in Stati-nazione . In Francia la popolazione era quasi interamente francofona e cristiana, con una storia e una cultura generale condivisa . Questo modello si applicava a tutta Europa . Quindi, cosa fare degli Ebrei che condividevano lingua e storia , ed erano una nazione a parte?

L’antisemitismo , alimentato da stereotipi teologicamente fondati, è stato assorbito quasi senza consapevolezza dalla cultura laica emergente. Nel corso del tempo la “scienza” ha sviluppato teorie sempre più elaborate per descrivere gli Ebrei e il loro posto in Occidente e, dalla fine del 19esimo secolo , gli eugenisti americani hanno sposato l’evoluzione darwiniana con la genetica mendeliana per arrivare a una classificazione delle “razze” dell’uomo . Il bianco del Nord Europa, ideale ariano , non a caso ha rappresentato il massimo livello di evoluzione umana . Per l’eugenetica tedesca “l’Ebreo” non si collocava soltanto nella parte inferiore della scala umana , ma al di fuori dell’homo sapiens .

In che momento gli eugenetisti tedeschi , sotto la guida e l’incoraggiamento dei loro insegnanti americani entusiasti ( vedi Stefan Kühl , The Nazi Connection: Eugenetica , razzismo americano , e  nazionalsocialismo tedesco ) , hanno concluso che gli Ebrei erano parassiti , agenti patogeni non-umani , non puo’ essere stabilito con precisione . Quello che è certo è che l’eugenetica combinava, nel 20 ° secolo, “scienza” e tecnologia e le trasformava in una forma già letale di antisemitismo, in grado di raggiungere la soluzione al “problema Ebraico” dell’Occidente una volta per tutte .

Al tempo della Riforma, la Chiesa vide gli Ebrei potenzialmente allineati all’apostasia protestante del 15 ° secolo. Nei paesi cattolici gli Ebrei furono costretti a vivere in ghetti murati e ad indossare abiti e simboli di identificazione. Se la Riforma vide il ritorno degli Ebrei alla persecuzione medievale, l’Illuminismo e il Laicismo resistettero alla promessa di liberazione. L’Età dei Lumi libero’ la maggior parte dell’Occidente dalla schiavitù feudale, ma gli Ebrei continuarono ad essere, in sostanza, sgraditi.

Diderot , collaboratore e redattore principale della famosa Encyclopédie (1765 ) scrisse che gli Ebrei sono ” una nazione ignorante e superstiziosa “, mentre Voltaire , nel suo Trattato sulla Tolleranza ( 1763) che gli Ebrei sono “la più detestabile [ nazione ] che abbia mai macchiato la terra … ” E ancora , nel suo Dizionario scrisse che gli Ebrei sono ” le persone più imbecilli sulla faccia della terra , i nemici del genere umano , i più ottusi , assurdamente crudeli  … In breve , troviamo in loro solo un popolo ignorante e barbaro , che a lungo ha unito l’avarizia più sordida con la superstizione più detestabile e l’odio più invincibile per ogni popolo da cui sono tollerati e arricchiti . ”

Nella sua lettera di Memmio a Cicerone , ( 1771) Voltaire ha scritto , ” Loro, ( gli Ebrei ) sono  tutti nati con un fanatismo furioso nei cuori , così come i Bretoni e i Tedeschi sono nati con i capelli biondi . Non sarei affatto sorpreso se queste persone dovessero un giorno diventare mortali per la razza umana … ” L’anno dopo aver scritto il Memius Lettera, Voltaire ha scritto , ” Voi [ gli Ebrei ] avete superato tutte le nazioni nelle bugie impertinenti , nella cattiva condotta e nella barbarie . Vi meritate di essere puniti , perché questo è il vostro destino . ” Entrambe le citazioni sono apparse nella lettera di Arthur Hertzberg, sul New York Times del 30 settembre 1990) .

Propaganda nazista

Centosessanta anni prima che la Germania eleggesse Adolf Hitler , Voltaire aveva già concluso che gli Ebrei sono “mortali per la razza umana.” La sua conclusione che gli Ebrei , ” meritano di essere puniti , perché questo è il vostro destino ” è preso quasi verbatim da Agostino , che lo tramandava dal Vangelo di Matteo.

Tali osservazioni riguardanti gli Ebrei appaiono regolarmente negli scritti dei filosofi e Voltaire non si stancava mai di diffonderle . Ma come spiegare che sia lui che Diderot e la maggior parte dei filosofi , l’avant -garde della liberazione dell’Europa dalla superstizione e dai pregiudizi , dall’intolleranza e da quella che percepivano come l’oscurantismo della religione, abbiano potuto importare, senza esitazione, 1.700 anni di pregiudizio antiebraico nel loro modello “razionale ” e laico per la società moderna ?

Propaganda nazista in lituano, paragona lo stalinismo agli Ebrei: “l’Ebreo è il tuo eterno nemico”

La risposta più semplice è che noi siamo , individualmente e collettivamente, il prodotto del nostro tempo . La nostra visione del mondo è influenzata da ciò che ci circonda , il nostro pensiero e il comportamento modificati dalle circostanze , ma basati sull’esperienza storica . L’Illuminismo ha rappresentato la ribellione contro la precedente struttura sociale gerarchica , l’autoritarismo di una società feudale basata sulla religione . Ma la ribellione stessa è il prodotto , erede della storia pregressa della società , compresi i suoi pregiudizi .

Gli stereotipi sono una comoda, spesso necessaria scappatoia che funge da lubrificante del rapporto sociale. Basati sull’esperienza o ereditati, gli stereotipi possono essere superati, ma cio’ richiede sforzo e continua autocritica ….

Antisemitismo: il nuovo sonno della ragione

di Stefano Gatti

“Cinesi, ebrei, stessa vita, stesso forno”. Questo graffito antisemita, corredato da due svastiche, è comparso a Vercelli agli inizi dello scorso dicembre, e costituisce l’ennesimo episodio di scritte antisemite in Italia. L’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione CDEC, per il 2012, ha registrato un’ottantina di atti antisemiti, mentre nel 2011 invece erano stati 50. È dal 2002 – da quando, in seguito allo scatenamento della Seconda Intifada si ebbe un’ondata di antisemitismo che colpì violentemente tutto il mondo ed in particolare l’Europa-, che forme di intolleranza e violenza antiebraica hanno assunto la forma di un fenomeno consolidato, quasi sempre connesso al tema di Israele.

Ormai, infatti, i più alti indici di violenze antisemitiche vengono raggiunti durante momenti che vedono Israele al centro dell’attenzione: nel 2002, la Seconda Intifada; nel 2006, la Guerra nel Libano; nel 2008/09 l’operazione Piombo fuso a Gaza; nel 2010, l’assalto alla nave turca Mavi Marmara da parte delle forze speciali israeliane; e nel 2012, l’azione Pilastro di difesa, nella striscia di Gaza. Tuttavia, anche in mancanza di chiari eventi ‘scatenanti’, il numero di episodi di antisemitismo, specie nel Vecchio Continente, rimane elevato. Questo fenomeno, ribattezzato dallo studioso francese Pierre-André Taguieff, Nouvelle judeophobie, si connota per un modus operandi molto violento nei confronti degli individui, e per l’impiego di un linguaggio antisemita caratterizzato da una marcata aggressività verbale e visiva.

Nel corso dell’ultimo decennio -a livello globale- si è chiuso il cerchio: ovvero si è compiuta la sovrapposizione dell’antisemitismo all’antisionismo, nonché una sempre maggiore diffusione e legittimazione del parallelismo Israele-Sionismo equiparato al nazionalsocialismo, cui fa da corollario la tendenza ad attaccare le Comunità della Diaspora in quanto ritenute corresponsabili dei ‘genocidi’ compiuti dallo stato ‘nazisionista’. L’antisemitismo aperto e dichiarato viene generalmente considerato socialmente non accettabile e quindi talvolta punito anche dalla legge, e la visione del mondo strettamente antisemitica rimane confinata all’interno di frange estremistiche.

Tuttavia, gode di sempre maggiore accettabilità e legittimazione il cosiddetto ‘Secondary antisemitism’, ovvero l’impiego di stereotipi antisemiti coniugati ad episodi di politica nazionale o internazionale, basti pensare al fatto che il famigerato falso antisemita dei Protocolli dei savi di Sion, viene sempre più utilizzato come chiave di lettura dei problemi del mondo, come ad esempio ha fatto a maggio il noto professore norvegese Johan Galtung, raccomandandone la lettura, o l’italiana Radio Padania Libera che in un intervento di Pierluigi Pellegrin, del 22 novembre, ha sottolineato tra l’altro che «I Protocolli di Sion sono stati smentiti e smascherati, ma io li ho letti e sono pieni di spunti interessanti»; o ancora un professore, dirigente di un istituto superiore dell’Italia del Sud, che in una lettera inviata all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha scritto: «Come può l’uomo non diventare, col tempo, antisemita? Qualche giorno fa facevo una riflessione, sempre scritta, indirizzata al vostro ambasciatore in Italia dove rappresentavo la veridicità dei Protocolli di Sion, altro che falso! E pezzo dopo pezzo si ricostruisce il mosaico del futuro dominio del mondo da parte dell’ebraismo».

Altri caratteri ed elementi comuni dell’antisemitismo globale? Innanzitutto la vittoria degli stereotipi: le principali vittime delle violenze antisemitiche sono gli ebrei identificabili come tali, dalle apparenze. Secondo: la negazione e banalizzazione della Shoah, convinzioni in continua crescita. Infine la “dittatura informativa” del Web (spesso l’unica fonte di conoscenza per molta gente): ovvero che il maggiore strumento per la diffusione, amplificazione e sdoganamento dei paradigmi antisemiti è diventata la Rete.

Esempi emblematici del fatto che l’antisemitismo nel 2012 continua a mantenersi sopra il livello di guardia e, in certi paesi, a configurarsi persino come allarme sociale e di ordine pubblico, sono rappresentati dal massacro di Tolosa, del rabbino Sandler e di tre bambini, a marzo, ad opera dell’estremista islamico Mohamed Merah; dalla brutale uccisione di una donna ebrea il cui corpo è stato smembrato in Iran a novembre; e, sempre a novembre, dall’assalto alla sinagoga centrale di Caracas da parte di un gruppo di attivisti filopalestinesi. E che dire del consenso, in fatto di voti, raccolto da partiti apertamente antisemiti e razzisti come Alba dorata in Grecia o Jobbik in Ungheria?

È IL WEB CHE BANALIZZA

Ma veniamo all’Italia. L’Osservatorio antisemitismo del Cdec ha registrato in casa nostra 53 episodi di antisemitismo nel 2007, 69 nel 2008, 53 nel 2009, 40 nel 2010 e 50 nel 2011. L’anno 2012 sta registrando invece uno dei più alti picchi di antisemitismo dell’ultimo trentennio (circa 80). Da un lato questo aumento è dovuto in parte ad una raccolta dati più efficiente e capillare, ma dall’altro perché c’è stata una crescita effettiva. L’Italia, beninteso, continua a rimanere distante dall’antisemitismo dei paesi del Nord-Europa, dove accoltellamenti, pestaggi e gravi minacce sono all’ordine del giorno.

I nostri dati fattuali consistono principalmente in aggressioni verbali, atti di vandalismo ai danni di proprietà ebraiche, graffiti e scritte. Il principale collettore di antisemitismo è ormai diventato il cyberspazio che, specie attraverso le piattaforme sociali, ha creato un ambiente all’interno del quale l’antisemitismo è stato banalizzato e non viene più avvertito come una minaccia o un’aberrazione. A tal proposito, basti pensare alle frequenti sortite antisemite su Facebook da parte di personaggi pubblici anche di un certo spessore culturale. Il pregiudizio antisemitico in Italia è trasversale, ed è presente in circuiti di destra, di sinistra, laici, religiosi e persino esoterici, spesso è connesso al tema Isrele ed in questo modo ottiene più ampia legittimazione e diffusione. I pregiudizi e i paradigmi antisemiti continuano ad essere presenti nei discorsi di senso comune, e talvolta perfino nei discorsi pubblici di uomini politici, dirigenti, docenti universitari e giornalisti. Inoltre, si è ulteriormente rafforzato un clima che sembra rendere possibili atteggiamenti ed affermazioni inammissibili sino a pochi anni fa.

Tra i tanti esempi, un noto politico ha scritto sul suo profilo Facebook che la lobby ebraica è la più influente del pianeta; un dirigente Asl, in un incontro pubblico, ha raccontato la seguente barzelletta: “La differenza tra le torte e gli ebrei? Che le torte quando le metti nel forno non gridano”; mentre a Cagliari, un docente universitario scorrazza indisturbato sul web, prolifico e impunito diffusore di lunghi post antisemiti, razzisti e triviali. Il maggior numero di episodi si verificano in coincidenza di date che celebrano eventi storici significativi per le comunità ebraiche, connessi ad Israele, ovvero che pongono al centro dell’attenzione gli ebrei.

IL FANGO INFORMATIVO

Anche nel 2012, a gennaio, in coincidenza con la Giornata della Memoria, ci sono stati una ventina di atti antisemitici, spesso di stampo negazionista e quasi tutti riconducibili alla destra radicale. A Cadorago, in provincia di Como, rav Moshè Lazar invitato ad un incontro dedicato alla Giornata della Memoria, è stato accolto dalle scritte “La vostra falsa memoria oscura il vero olocausto palestinese” e “Fuori i sionisti dall’Europa”, suggellate dalla Croce Celtica; ed a Como, il 27 gennaio è stato organizzato un meeting negazionista in cui è stato mostrato “Wissen Macht Frei”, primo documentario negazionista prodotto in Italia, a cura dagli estremisti del sito web Stormfront.

A novembre 2012 invece, la ventina di episodi di antisemitismo prodotti dall’operazione Pilastro di difesa a Gaza, si sono contraddistinti per la sovrapposizione dell’antisemitismo all’antisionismo, come ad esempio il post scritto da un famoso studioso (Pierluigi Oddifreddi, ndr), per uno dei principali giornali italiani (il suo blog su repubblica.it, ndr) in cui lo stato di Israele viene accusato di essere “dieci volte peggio dei nazisti”. O, ancora, i numerosi commenti antisemiti postati sulla pagina Facebook legata a Beppe Grillo; a tweet come quello pubblicato dal noto sito di satira e informazione Spinoza.it , il 20 novembre scorso: “L’attacco israeliano è talmente massiccio che Hitler verrà ricordato come l’uomo che voleva salvare i palestinesi”.

E infine, che dire delle numerose mail che hanno intasato le caselle di posta comunitarie, con messaggi di questo stampo: “Vi ricordo che se siete sionisti siete per una potenza straniera e quindi ostili alla mia nazione. Ricordo agli ebrei italiani, che siete italici… quindi dovete fedeltà all’Italia, non dovete avere relazioni con Israele… dichiariamo morte ai sionisti nel mondo!”. Oppure alla scritta “Israele stato nazista”, tracciata nella notte tra il 23 ed il 24 novembre sul portone della sinagoga di Genova. A parte queste esternazioni verbali, l’antisemitismo italiano si caratterizza comunque per un basso tasso di violenza. Cionostante, a gennaio 2012, il professor Renato Pallavidini, -titolare di una cattedra al prestigioso liceo d’Azeglio di Torino e già noto per certi suoi atteggiamenti antisemiti-, è stato indagato dalle forze dell’ordine in seguito alla pubblicazione di messaggi di questo genere: “Avviso ai luridi bastardi ebrei che ci controllano in quella terra di merda e di froci chiamata California.

Se mi togliete questa foto, vado con la mia pistola, alla sinagoga vicinissima a casa mia e stendo un po’ di parassiti ebrei che la frequentano”.

A marzo 2012 è stato arrestato l’italiano di origine marocchina Mohamed Jarmoune: voleva compiere un attentato dinamitardo alla sinagoga di via Guastalla a Milano. Un’aggressiva campagna diffamatoria attraverso il Web, ha costretto il giornalista Enrico Sassoon a dimettersi da una società di cui faceva parte: degli estremisti di destra hanno gettato dell’acido sul portone di casa di una coppia di ebrei del centro-Italia, ed un famoso rabbino è stato volgarmente insultato su un mezzo pubblico di una grande città del Nord. Il 2012 s’è caratterizzato anche per le numerosissime campagne antisemite promosse dalla sezione Italia del sito ‘suprematista bianco’ Stormfront, i cui principali gestori sono stati recentemente arrestati dalla polizia italiana, dopo una difficile indagine durata due anni.

Questi estremisti neonazisti, attraverso il loro spazio online, da anni attaccavano in modo violento e triviale l’ebraismo italiano, rimettendo in circolo tutta una serie di temi caratteristici del nazionalsocialismo. In una delle ultime liste di discussione, aperte prima dell’oscuramento da parte della polizia, suggerivano di compiere un attentato nel nuovo ristorante kasher di Torino.

LE CONTROMOSSE

Fortunatamente, il pericolo della grave recrudescenza dell’antisemitismo in Italia è stata colta da magistrati come Giuseppe Corasaniti, e dal ‘padre’ della Polizia postale, Domenico Vulpiani. Entrambi, da anni, si impegnano per far ratificare il Protocollo di Budapest, studiato apposta per contrastare il cyberhate, l’odio razziale che dilaga sul web. Anche molte forze politiche presenti nel Parlamento italiano si stanno dando da fare per far approvare due Decreti legge contro il negazionismo, l’antisemitismo e il razzismo nel Web. Motore di tutto è la proposta della senatrice del PD Silvana Amati e del Ministro per l’integrazione, Andrea Riccardi, ampiamente sostenuti in modo ‘bipartisan’. Ahimè, la caduta del governo Monti ha bloccato sino alla prossima legislatura questi importanti strumenti di lotta all’antisemitismo.

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Come diffamare un’intera nazione: calunniare un celebre scrittore che non può più difendersi

Ogni anno, all’avvicinarsi della Giornata della Memoria, il 27 gennaio, il web sembra impazzire, intasato da milioni di commenti anti ebraici, di false citazioni, di accuse degne della Spagna del XV° secolo. In quell’occasione i parallelismi tra i nazisti e lo Stato d’israele toccano il parossismo.

Uno dei mezzi più “eleganti” utilizzati il 27 gennaio, è mettere in bocca a personaggi illustri, meglio se Ebrei, ancora meglio se morti, frasi che confermano l’accostamento Ebrei ieri/Palestinesi oggi. La memoria di Primo Levi ne ha fatto le spese. A lui è stata attribuita la falsa citazione “Ognuno è l’Ebreo di qualcun altro; oggi i Palestinesi sono gli Ebrei degli Israeliani”. Questa bugia l’abbiamo vista ripetersi e ripetersi in tutte le pagine pro palestinesi, “pacifiste”, cattoliche terzo-mondiste…. Eppure la verifica sarebbe stata facile, il libro nel quale sarebbe pronunciata la fatidica frase esiste, non è affatto arduo consultarlo, eppure….

Pubblichiamo una nota di Vanni Frediani in proposito, scritta il 3 febbraio 2011:

Primo Michele Levi (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987)

Premessa.

Da ‘Se non ora, quando?’, di Primo Levi – Einaudi

«Mendel trovò parole scarabocchiate col carbone su una parete, e chiamò Edek perché le decifrasse.

– Sono tre versi di un nostro poeta, – disse Edek. – Dicono così:

Maria, non partorire in Polonia, Se non vuoi vedere tuo figlio Inchiodato alla croce appena nato.

– Quando li ha scritti, questo poeta? – chiese Gedale.

– Non lo so. Ma per il mio paese, qualunque secolo sarebbe stato buono.

Mendel taceva, e si sentiva invadere da pensieri smisurati e confusi. Non noi soltanto. Il mare del dolore non ha sponde, non ha fondo, nessuno lo può scandagliare. Eccoli qui, i polacchi, i fanatici della Croce, quelli che hanno accoltellato i nostri padri, e hanno invaso la Russia per soffocare la rivoluzione. E anche Edek è polacco. E adesso muoiono come noi, insieme con noi. Hanno pagato, non sei contento? No, non sono contento, il debito non si è ridotto, è cresciuto, nessuno lo potrà pagare più. Vorrei che non morisse più nessuno. Neppure i tedeschi? Non lo so. Ci penserò dopo, quando tutto sarà finito. Forse ammazzare i tedeschi è come quando il chirurgo fa un’operazione: tagliare un braccio è orribile, ma va fatto e si fa. Che la guerra finisca, Signore a cui non credo. Se ci sei, fa’ finire la guerra. Presto e dappertutto. Hitler è già vinto, questi morti non servono più a nessuno.

Accanto a lui, in piedi come lui nell’erica sporca di sangue e fradicia di pioggia, Edek terreo in viso lo stava guardando.- Preghi, ebreo? – gli chiese:

ma in bocca a Edek la parola “ebreo” non aveva veleno. Perché? Perché ognuno è l’ebreo di qualcuno, perché i polacchi sono gli ebrei dei tedeschi e dei russi. Perché Edek è un uomo mite che ha imparato a combattere; ha scelto come me ed è mio fratello, anche se lui è polacco e ha studiato, e io sono un russo di villaggio e un orologiaio ebreo. Mendel non rispose alla domanda di Edek, e Edek continuò: – Dovresti. Dovrei anch’io, e non sono più capace. Non credo che serva, né a me né ad altri. Forse tu vivrai ed io morrò, e allora racconta quello che hai visto sui monti della Santa Croce. Cerca di capire, racconta e cerca di far capire. Questi che sono morti con noi sono russi, ma sono russi anche quelli che ci strappano il fucile dalle mani. Racconta, tu che aspetti ancora il Messia; forse verrà per voi, ma per i polacchi è venuto invano.

Sembrava proprio che Edek rispondesse alle domande che Mendel poneva a se stesso, che gli leggesse nel fondo del cervello, nel letto segreto dove nascono i pensieri.

Ma non è così strano, pensò Mendel; due buoni orologi segnano la stessa ora, anche se sono di marche diverse. Basta che partano insieme.»

Istruzioni per riscrive la storia in quattro semplici passi:

1) Prendere la frase che recita: «ognuno è l’ebreo di qualcuno, perchè i polacchi sono gli ebrei dei tedeschi e dei russi».

2) Riscriverla nel seguente modo: «ognuno è ebreo di qualcuno, oggi i Palestinesi sono gli Ebrei di Israele».

3) Attribuire la frase così paradossalmente trasformata ad un’intervista a “La Stampa” che sarebbe stata rilasciata da Primo Levi in un imprecisato giorno del 1969.

4) Aspettare il poco tempo necessario affinché si diffonda a macchia d’olio scivolando sull’istintiva e ossessiva avversione a Israele.

Risultato:

L’effetto del clamore e del paradosso si trasforma magicamente in fatto assodato, ovvietà notoria, conoscenza condivisa, luogo comune. L’uomo che morde cane diventa regola universale: gli uomini mordono i cani, si sa. Una leggenda metropolitana entra così a far parte a pieno titolo del senso comune.

Questa frase, in particolare, viene roteata come una clava per zittire chi osi solamente dubitare delle proporzioni che intercorrono realmente tra gli effetti di un genocidio e quelli di un conflitto armato (trascurando con leggiadria sul dettaglio di chi sempre l’abbia voluto e di chi sempre l’abbia subito).

Si ottiene così l’inversione dei ruoli tra perseguitati e persecutori. I discendenti dei sopravvissuti alle persecuzioni sono additati alla riprovazione e al disprezzo a causa degli effetti, veri, presunti o almeno ingigantiti, della loro cocciuta e ostinata propensione alla sopravvivenza, arrivando fino alla diretta invocazione di un odio presentato come doveroso. Contemporaneamente i continuatori delle ideologie e delle pratiche dei carnefici vengono spacciati per innocenti, vittime della “ben nota” perfidia dei primi.

Provare per credere:

La frase corretta: 4 distinte pagine web

La calunnia: circa 1600 distinte pagine web

Riassumendo il punteggio, verità-calunnia, uno a 400: questa è internet, oggi. Ma le bugie non hanno solo il naso lungo, hanno anche le gambe corte. Dall’inizio della diffusione di questo hoax ad oggi qualcosa è cambiato: pochi mesi or sono la prestigiosa testata di Torino ha messo on-line tutte le pagine dell’intero archivio storico dal 1867 a oggi.

E’ possibile quindi ricercare parole e frasi nei titoli e nei testi degli articoli. Com’era immaginabile le uniche tracce rinvenibili della frase “ognuno è l’Ebreo di qualcuno” sono solamente due articoli intorno al romanzo, pubblicati nel 1982 e nel 1995, che riportano la frase correttamente, cioè in relazione ai polacchi. Marcia verso l’Eden, La Stampa 19.05.1982 – numero 103 pagina 3

Commemorazione privata per Auschwitz, La Stampa 29.01.1995 – numero 28 pagina 4

Nel 1969 naturalmente di quella frase nessuna traccia. Nessuno stupore: allora del ‘popolo palestinese’, giusto da un paio d’anni, si stava più che altro pensando a come inventarlo. Attribuire quella infame frase a Primo Levi non dimostra solo una spaventosa ignoranza circa il suo reale pensiero (e fino a qui… se il sapere è un diritto, lo è purtroppo anche l’ignoranza).

La sua ossessiva ripetizione è invece un’aperta istigazione all’odio (in questo caso razziale) che non può più rimanere né incontrastata né impunita.