
Tuvia Grossman
La storia di questa foto spiega benissimo l’intento di questa pagina. Era il 30 settembre 2000, quando il New York Times, Associated Press e altri grandi media pubblicarono la foto di un giovane uomo – insanguinato e malconcio – accovacciato sotto un manganello brandito da poliziotto israeliano. La didascalia spiegava trattarsi di una vittima palestinese di recenti disordini – con la chiara implicazione che il soldato israeliano fosse colui che lo aveva pestato a sangue. Ma la vera identità della vittima fu rivelata quando il dottor Aaron Grossman di Chicago invio’ la seguente lettera al Times:
“Per quanto riguarda la foto, il ragazzo spacciato per palestinese, è in realtà mio figlio, Tuvia Grossman, studente ebreo di Chicago. Lui, e due dei suoi amici, furono tirati fuori a forza dal loro taxi, durante un viaggio a Gerusalemme, da una folla di arabi palestinesi, e furono duramente picchiati. La foto non puo’ essere stata scattata sul Monte del Tempio perché là non ci sono stazioni di servizio e di certo nessuna con scritta in ebraico, come ben visibile dietro il soldato israeliano che, in realtà, tenta di proteggere mio figlio dalla folla”.
In risposta, il New York Times pubblico’ una tiepida correzione che individuo’ Tuvia Grossman come “uno studente americano in Israele” – non come un Ebreo picchiato dagli arabi. La “correzione” specifico’ anche: “il signor Grossman è stato ferito “nella” Città Vecchia di Gerusalemme “- anche se gli scontri erano realmente accaduti nel quartiere arabo di Wadi al Joz, non nella Città Vecchia. La foto d Tuvia Grossman insanguinato divenne il simbolo della lotta per garantire che Israele riceva la copertura mediatica dignitosa che ogni nazione merita. Nell’aprile 2002, un tribunale distrettuale di Parigi ha condannato il quotidiano francese “Liberation” e la Associated Press al risarcimento dei danni a Grossman per un importo di 4.500 euro.
La Corte ha condannato l’Associated Press per “aver falsamente presentato Grossman come membro della comunità palestinese”, mentre la Corte ha censurato “Liberation” per “aver pubblicato l’immagine violenta con un commento falso, che attribuisce all’immagine un significato e una portata che non poteva avere. ”
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